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Martedì, 23 Aprile 2024
Città Ravenna

Slot machine taroccate: l'azienda deve pagare 21 milioni

Operazione della Guardia di Finanza di Ravenna: le schede delle slot machine erano state manomesse in modo da avere vincite programmate. L'azienda smentisce le accuse

RAVENNA - In tempi di crisi economica, aumentano gli accaniti delle slot machine. Giornate intere passate a sfidare la fortuna e, molte volte, a prosciugare stipendi e pensioni. Se poi le macchinette sono anche truccate per aumentare i ricavi ed alimentare nei giocatori l'illusione di vincite più consistenti, tanto peggio. A tal proposito, un'azienda del ravennate specializzata nella produzione e vendita di software per videogiochi è stata prima "intercettata" dalla Guardia di Finanza e successivamente controllata dall'Agenzia delle Entrate di Ravenna.

LA SCOPERTA DEL "TRUCCO" - L'accertamento dell'Agenzia, che ha calcolato in 21 milioni di euro l'importo da versare all'erario tra maggiori imposte, interessi e sanzioni, è stato ora convalidato dalla Commissione Tributaria di Ravenna. L'azienda, secondo quanto accertato dagli agenti, ha prodotto e commercializzato schede che consentivano vincite fino a 600 euro, a dispetto di un limite di legge che fissa in 50 euro la vincita massima. Le vincite erano programmate in modo tale - sottolineano i giudici tributari - che "l'abilità del giocatore non svolga alcun ruolo, perché è la sola aleatorietà che la fa da padrona, trasformando i giochi in questione in veri e propri giochi di azzardo".

Il successivo accertamento dell'Agenzia delle Entrate si è basato su una disposizione di legge (articolo 14, comma 4bis, della Legge 537/1993, introdotto dall'art.2, comma 8, della Legge 289/2002, Finanziaria 2003) secondo cui i costi riconducibili ad attività illecite - nel caso specifico, i costi sostenuti per la produzione e la commercializzazione delle schede "taroccate" - non possono essere dedotti dal reddito di impresa. In effetti, l'incidenza di questi costi sul profilo fiscale della società era tutt'altro che trascurabile: nei tre anni oggetto di indagine il reddito accertato, al netto quindi dei costi non riconosciuti, è pari a 56,8 milioni di euro, contro i 24,6 milioni si euro dichiarati. I giudici tributari hanno riconosciuto il corretto operato dell'Agenzia delle Entrate, evidenziando che sono stati recuperati a tassazione i soli costi riconducibili alle ipotesi di reato e non la totalità dei costi e delle spese registrate in bilancio, secondo un indirizzo che ha trovato accoglimento nella recente modifica normativa in materia di indeducibilità dei costi da reato.

LA SMENTITA DELL'AZIENDA - "La Nazionale Elettronica ribadisce la propria totale estraneità alle accuse mosse, precisando che la Società non è stata condannata per alcun reato. Precisa altresì che il presupposto normativo sulla base del quale è stata emessa la sentenza dalla Commissione Tributaria di Ravenna non esiste più in quanto abrogato dall'art. 8 del D.L. n° 16/2012 entrato in vigore il 02/03/2012. La Nazionale Elettronica conferma altresì la piena correttezza e trasparenza del proprio operato in quanto le schede elettroniche in questione sono state regolarmente certificate da diversi Enti Omologatori convenzionati con l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS) e munite di regolare Nulla Osta di Distribuzione rilasciato dal Monopolio stesso". (da RavennaToday)
 

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