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Giovedì, 28 Marzo 2024
Città Catania

Tenta di uccidere il figlio gravemente disabile, salvato in extremis: madre arrestata

Oltre a somministrargli un intero flacone di 'Valium' rinvenuto sul comodino, aveva cercato di soffocarlo riempendogli la bocca con carta assorbente inzuppata di profumo

Ha cercato di uccidere il figlio gravemente disabile: una donna è stata fermata dai carabinieri a Catania. La procura, nell'ambito delle indagini a carico della donna di 54 anni, indagata per il reato di tentato omicidio aggravato del figlio di 20 anni, affetto da tetraparesi spastica e ritardo mentale, ha richiesto ed ottenuto la misura cautelare degli arresti  domiciliari presso una comunità terapeutica.

I fatti. La donna aveva prima cacciato fuori dall'abitazione l'anziana madre convivente, consentendole poi di farvi rientro ma rinchiudendola sotto chiave per impedirle di uscire. Poi per porre in atto il suo piano delittuoso, ha allontanato anche la badante che la aiutava nell'assistenza del figlio disabile. La collaboratrice ha avuto prontezza: presagendo un pericolo reale per l'incolumità del suo assistito, ha chiamato i carabinieri.

Catania, tenta di uccidere figlio affetto da tetraparesi spastica e ritardo mentale

Al loro arrivo i militari, insieme alla badante, hanno trovato l'anziana madre costretta sul balcone di casa terrorizzata e tremante ed il ragazzo che versava in condizioni critiche poiché affetto da grave crisi respiratoria. La donna infatti, nel tentativo di ucciderlo, oltre a somministrargli un intero flacone di 'Valium' rinvenuto sul comodino, aveva cercato di soffocarlo riempendogli la bocca con carta assorbente inzuppata di profumo. Il primo intervento di disostruzione del cavo orale, seppur parziale, ha consentito al ragazzo di respirare, pcon l'immediata induzione al vomito si è riusciti a far 'espellere' il farmaco.

L'arrivo del personale sanitario del 118 ne ha scongiurato il decesso. La donna, sottoposta a T.S.O. e' stata condotta presso un nosocomio della provincia etnea. La gravità dei fatti accaduti e i successivi riscontri investigativi, comunicati al pubblico ministero titolare dell'indagine, facente parte del pool di magistrati specializzato sui reati inerenti la violenza di genere, hanno fornito al giudice quegli elementi probatori utili all'emissione della misura cautelare.

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