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Venerdì, 29 Marzo 2024
Città Palermo

Terrorismo, fermata ricercatrice universitaria a Palermo: "È una jihadista" ma il giudice la rilascia

Secondo la procura e la polizia era in contatto con estremisti sul web: l'accusa è di istigazione al terrorismo. Ma la donna è stata rilasciata e può comunque usare internet

PALERMO - Frequenta l'università di Palermo ed è dottoranda alla facoltà di Economia. Nessuno avrebbe sospettato "dell'altra attività" in cui la donna sarebbe impegnata: propaganda jihadista sul web. Questa è l'accusa per Khadiga Shabbi, 45 anni, fermata dalla sezione antiterrorismo della digos di Palermo, che ha eseguito un provvedimento di fermo del procuratore aggiunto Leo Agueci e dei sostituti Geri Ferrara ed Emanuele Ravaglioli. Ma dopo la convalida del fermo il gip ha rigettato la richiesta di misura cautelare sollecitata dalla procura: la donna è stata rilasciata, ha solo l'obbligo di dimora a Palermo e le è consetito l'uso di internet.

Le accuse riguardano proprio l'istigazione e l'apologia di reato con finalità di terrorismo, a cui si aggiunge l’aggravante della "dimensione transnazionale della condotta". La dottoranda di ricerca rilanciava sul suo profilo Facebook i messaggi e i video delle milizie islamiche collegate con l’Isis che in Libia sono in guerra con il governo riconosciuto dalla comunità internazionale. Secondo la ricostruzione dell’accusa, farebbe parte dell’organizzazione terroristica "Ansar Al Sharia Lybia".

Dalle intercettazioni della polizia è emerso che la donna stava cercando di fare arrivare in Italia un nipote, impegnato a combattere nelle milizie islamiche e per questo ricercato dalle forze governative: Khadiga lo aveva iscritto a un corso di italiano per stranieri, così da fargli ottenere un permesso di soggiorno. Il progetto della donna era sfumato perché il giovane è morto durante un bombardamento su Bengasi.
 
La ricercatrice è risultata in contatto con altri simpatizzanti della causa jihadista, in Belgio e in Gran Bretagna: sembra che avesse  trasferito somme di denaro all'estero. Ma la ricostruzione dell'accusa non ha convinto il gip Fernando Sestito, che ha rigettato la misura cautelare in carcere. (da PalermoToday
 

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