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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Doppio trapianto lungo quasi tre giorni: è la prima volta in Italia

In un primo momento il fegato, e dopo 50 ore di attesa il rene. L'intervento di rarà complessità è stato eseguito all'Ospedale Niguarda di Milano

Un trapianto da record, durato complessivamente quasi tre giorni. In un primo momento il fegato, e dopo 50 ore di attesa il rene. L'intervento di rarà complessità è stato eseguito all'Ospedale Niguarda di Milano, dove l'equipe diretta dal dottor Luciano De Carlis ha portato a termine con successo il primo caso in Italia di trapianto combinato di fegato e rene in due tempi. La paziente è una donna di 53 anni 

L'intervento è stato eseguito su una donna di cinquantatré anni affetta "da policistosi epatorenale, una patologia che induce una crescita fuori controllo sia del fegato che dei reni". Il suo fegato pesava oltre 10 chilogrammi, contro i due circa al massimo di un adulto sano. L'intervento "prevede l’esecuzione in prima battuta del trapianto di fegato. Il rene, proveniente dallo stesso donatore del fegato, viene invece conservato in una macchina ipotermica dedicata in cui la circolazione è assistita artificialmente. In questo modo si assicura una buona perfusione dei tessuti dell’organo che si mantengono vitali per un periodo molto più lungo rispetto alla norma". 

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Doppio trapianto fegato-rene all'Ospedale Niguarda Milano

Così il rene trapiantato dai chirurghi dell'Ospedale Niguarda è stato perfuso fuori dal corpo per più di due giorni. Si è deciso di intervenire in due tempi, per la prima volta, per le dimensioni insolite del fegato malato della paziente: "Il prelievo di un organo così voluminoso ha obbligato l’équipe di Niguarda ad utilizzare un protocollo innovativo messo a punto negli Usa e mai utilizzato prima in Italia. Una strategia che si rileva più sicura ed efficace e che ha messo la paziente al riparo da possibili complicazioni".

"In questi casi risulta indicato il trapianto combinato di fegato e rene - dice il dottor De Carlis-. Ma il trapianto di fegato in queste condizioni risulta particolarmente complesso dal punto di vista chirurgico. L’utilizzo della circolazione extracorporea, il ricorso a farmaci vasopressori per controllare l’ipotensione, nonché la transitoria ipotermia durante il trapianto di fegato sono fattori potenzialmente in grado di compromettere la ripresa funzionale del successivo trapianto di rene, se eseguito nel corso della stessa sessione chirurgica del trapianto di fegato”. 

La tecnica dei due tempi ha permesso di superare gli ostacoli. "La possibilità di mantenere il rene in una macchina da perfusione in condizioni ottimali per alcuni giorni permette di stabilizzare il ricevente e prepararlo al meglio per il successivo trapianto di rene", sottolinea il dottore, che a distanza di pochi giorni ha perfezionato un secondo intervento identico su una donna di trentanove anni, che ha - anche lei - ricevuto il rene a oltre cinquanta ore dal primo intervento. Entrambe le donne sono in buone condizioni. 

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