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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Ragazzo ucciso, il carabiniere è indagato per omicidio volontario: i punti da chiarire

Il carabiniere di 23 anni è indagato per omicidio volontario. Un atto dovuto per consentire gli accertamenti irripetibili. Il militare sostiene di avere sparato per difendersi nel rispetto della legge. Sarà l'autopsia a fornire nuovi elementi. Ci sono alcuni punti da chiarire

Il giovane carabiniere che ha sparato e ucciso a Napoli il 15enne che gli aveva puntato la replica in metallo di una pistola alla tempia in un tentativo di rapina è indagato per omicidio volontario. Un atto dovuto per consentire gli accertamenti irripetibili. Il legale del 23enne si è limitato a sottolineare che le indagini sono in corso.

Nelle prossime ore sarà eseguita l'autopsia sul corpo del giovane deceduto dopo gli spari in via Generale Orsini, nella zona di Santa Lucia, a pochi passi dal lungomare della città partenopea. L'esame potrebbe con ogni probabilità fornire maggiori dettagli sulla dinamica di quanto avvenuto.

Napoli, l'amico della vittima: "Tornava verso di me, colpito alla testa"

Con l'accusa di tentata rapina, nella serata di domenica, il tribunale per i Minorenni di Napoli, aveva eseguito un fermo nei confronti di un 17enne, ritenuto complice della vittima. Proprio lui ha fornito la sua versione su quanto accaduto: "Guidavo il motorino, ma non è mio. Mi sono fermato a due, tre metri dalla macchina del ragazzo, U.R. è sceso, gli ha chiesto l'orologio, lui ha fatto il gesto, come per sfilarselo, e a quel punto ha sparato. Ma no, non ha detto di essere un carabiniere".

Questa la ricostruzione della dinamica che è stata fatta in caserma davanti ai carabinieri dal 17enne, assistito dall'avvocato Mario Bruno. Ha detto ancora: "Un primo colpo ha raggiunto U.R. al petto tanto da farlo sbalzare indietro. Si è girato per tornare verso di me - ha aggiunto il 17enne - Il secondo proiettile, però, lo ha preso alla testa. Altri due colpi sono stati esplosi, credo verso di me e infatti sono scappato via. Sapevo che per lui non ci sarebbe stato nulla da fare, ho corso fino a casa di mia nonna. Lì i carabinieri mi hanno trovato dopo un paio d'ore".

La versione del carabiniere: "Ho agito per legittima difesa"

"Mi dispiace per il ragazzo morto e per il dolore della sua famiglia, ma io ho sparato per difendermi nel rispetto della legge. Sono fiducioso nel lavoro dei magistrati e convinto che otterrò giustizia". Il carabiniere di 23 anni chiarisce la sua posizione attraverso il proprio legale, l’avvocato Enrico Capone. E ribadisce alla Stampa di aver agito "nel pieno rispetto delle regole. Ho agito per legittima difesa. Quando mi sono visto puntare la pistola alla tempia ho temuto per la mia vita e per quella della mia fidanzata che sedeva accanto a me sull’automobile che avevo appena parcheggiato in via Santa Lucia".

La pistola usata dal giovane rapinatore era una replica in metallo di quelle vere. "Per questo il rumore dello scarrellamento è uguale a quello delle Beretta vere -  ha spiegato il carabiniere nel lungo interrogatorio, secondo quanto riporta la Stampa- Quando ho sentivo che il ragazzo scarrellava la pistola mi sono spaventato, ho pensato di essere ucciso e quindi ho sparato".

Morte del 15enne, i punti che devono ancora essere chiariti

Ci sono alcuni punti che dovranno essere chiariti. Il complice della vittima sostiene che il carabiniere non si sia qualificato. Il carabiniere precisa invece di essersi qualificato. Lo ribadisce anche l’avvocato Capone: "Il mio assistito ha detto chiaramente di essere un carabiniere, ma il quindicenne ha continuato a puntargli l’arma alla tempia". Il carabiniere avrebbe riferito che il complice della vittima è rimasto sul motorino a una certa distanza, e non potrebbe quindi averlo sentito mentre si qualificava. Anche su questo punto andrà fatta chiarezza.

"È stato centrato da un primo proiettile al petto, ma l'altro era dietro alla nuca", ha raccontato il padre del 15enne. "Io non lo so se abbia puntato o meno la pistola alla tempia di quel carabiniere - continua - Conosco mio figlio per come è a casa con noi". "Dopo il colpo a bruciapelo sul petto - racconta il padre - il carabiniere ne ha esploso un secondo quando lui, volato in avanti di tre, quattro metri, si è rialzato e stava ormai allontanandosi. Ne sono sicuro perché ha un secondo proiettile dietro la testa, non alla fronte come dicono. Quelli che lo hanno visto soccorrerlo, mi hanno detto che in ambulanza gli tenevano la mano dietro la testa per tamponare il sangue, che davanti era pulito".

"La morte di un ragazzo di quindici anni, anche se nelle vesti di rapinatore con un'arma in pugno, è sempre una tragedia sconvolgente. Ma ritengo sconvolgente che ora il Carabiniere che ha sparato dopo essersi visto puntare una pistola alla tempia sia indagato non più per eccesso di legittima difesa, ma per omicidio volontario. Un segnale devastante per chi ogni giorno e ogni notte rischia la vita per contrastare la criminalità". Lo dichiara Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.

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