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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Cronaca Lecco

Presto in Italia Alvin, il bimbo portato via dalla madre divenuta foreign fighter per l'Isis

Il piccolo era stato portato via da Barzago (Lecco) nel dicembre 2014 dalla madre, arruolatasi tra le file dello Stato islamico. Alvin si trova all'ambasciata italiana a Beirut, in attesa di partire alla volta del nostro paese per riabbracciare il padre e la famiglia

È stato liberato il piccolo Alvin Berisha, il bimbo sequestrato e portato via dall'Italia dalla madre radicalizzata e divenuta foreign fighter, associandosi all'Isis. Alvin, nato 11 anni fa in Italia, è stato ritrovato nel campo profughi di al-Hol sotto il controllo dei curdi, che ospita oltre 700mila persone, in prevalenza compagne e figli di combattenti jihadisti in prigione. Il piccolo si trova ora nell'Ambasciata italiana a Beirut, in attesa di partire alla volta del nostro paese.

Il 17 dicembre 2014 Valbona Berisha, albanese residente a Bardazo (Lecco) insieme al marito Afrimm Berisha, fuggì portando via con sé il piccolo Alvin, che all'epoca aveva sei anni. Afrimm Berisha denunciò subito la scomparsa della donna e del figlio e più volte negli anni si è recato in Siria per cercare i due. Lo scorso 25 ottobre, l'uomo era riuscito a riabbracciare il figlio nel campo di prigionia in Siria ma per questioni burocratiche legate alla nazionalità albanese (Alvin non ha infatti la cittadinanza italiana) il bambino non era potuto partire con lui. Nei giorni scorsi la facciata del Pirellone, sede del Consiglio regionale della Lombardia, si era illuminato con la scritta "Free Alvin" per sensibilizzare l'opinione pubblica sul caso del piccolo Berisha.

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Il piccolo Alvin può tornare a casa

Nel mese di agosto scorso è stato attivato il Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP) del Ministero dell'Interno che è il punto di contatto italiano per la cooperazione internazionale di polizia. Lo Scip e il Raggruppamento Operativo Speciale (Ros) dei Carabinieri - titolare dell'indagine sul sequestro su cui era stato emesso un mandato di arresto europeo a carico della donna per la sottrazione del minore hanno scoperto che la donna è morta in Siria durante un combattimento e che Alvin viveva nella cosiddetta "area degli orfani" del campo di Al Hol. Per verificare con certezza l'identità del minore, lo Scip ha interessato la Polizia Scientifica italiana che ha proceduto ad un esame di comparazione fisionomica dando un giudizio di totale compatibilità, anche per una malformazione specifica dell'orecchio destro di Alvin riferita dal padre e rintracciata nel bambino presente nel campo profughi in Siria. Contemporaneamente, il 10 settembre scorso, su autorizzazione della Procura della Repubblica di Milano, è stata diramata in ambito Interpol una yellow notice, ossia a dire una nota di rintraccio del minore, e il Gip del Tribunale di Milano ha chiesto di sentire in modalità protetta il bambino, una volta in Italia, sui fatti di terrorismo oggetto d'indagine.

Oltre 28mila bambini nei campi profughi

Ad accompagnare Alvin dalla Siria al Libano è stato Francesco Rocca, presidente dell'IFRC e della Croce Rossa Italiana. "Vorrei ringraziare tutti coloro che sono stati coinvolti per garantire il sicuro ritorno di Alvin dal campo di al-Hol alla sua famiglia in Italia. In particolare, voglio ringraziare la Mezzaluna Rossa siriana e il suo Presidente, Khaled Hboubati, per gli enormi sforzi che sono stati fatti per facilitare questo rimpatrio e per l'enorme dedizione che ha dimostrato e continua a mostrare nella sua risposta alla crisi umanitaria in corso in Siria", ha detto Rocca, ricordando anche le altre 100mila e più persone che vivono nei campi del Nord della Siria, di cui 68mila solo in quello di al-Hol, compresi circa 28mila bambini provenienti da oltre 6 paesi diversi. “Questa notizia è positiva, ma è a malapena una goccia di sollievo in un oceano di sofferenza. Chiediamo ai governi nazionali degli stranieri presenti nel campo e a tutte le parti interessate - sottolinea Francesco Rocca - di agire in modo da alleviare la sofferenza di un gruppo di persone molto vulnerabili. Idealmente questo approccio consentirebbe alle persone di essere valutate caso per caso”.

"Riconosciamo l'importanza del nostro dovere di ripristinare i legami familiari. Non risparmiamo sforzi per far fronte a questa responsabilità oggi e in futuro, parallelamente alle altre responsabilità umanitarie che ci assumiamo. Il nostro obiettivo è alleviare la sofferenza delle persone più vulnerabili in Siria, lavorando a stretto contatto con i nostri partner", ha detto Khaled Hboubati, presidente della Mezzaluna Rossa siriana.

Rocca ha inoltre esortato i media a garantire che, al bambino e alla sua famiglia, siano concessi tempo e spazio per riprendersi dal loro calvario: “Apprezzo molto l'interesse per questa storia. Ma ora che è al sicuro, facciamo guarire questo bambino e la sua famiglia".

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