L'ambasciatore in India chiede i danni ai marò: "Il loro bucato ha rovinato la residenza"
Secondo quanto denunciato da Il Giornale e dal Coisp, Daniele Mancini avrebbe chiesto alla Farnesina un rimborso di quattrocento euro. Avrebbe usato quei soldi per ridipingere la facciata della residenza rovinata dal bucato dei marò
ROMA - Loro gli hanno rovinato la recinzione. Lui ha chiesto loro il risarcimento. Tutto nella norma, almeno in apparenza. Perché a svelare la "stranezza", anzi le "stranezze", è "Il Giornale". Il lui in questione infatti è Daniele Mancini, ambasciatore italiano a Nuova Delhi. I loro del caso, invece, sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò italiani trattenuti in India da oltre due anni e mezzo per l'omicidio di due pescatori indiani nelle acqua del Kerala.
Secondo quanto raccontato dal quotidiano e dal sindacato di polizia Coisp - che ha immediatamente chiesto l'allontanamento del diplomatico - Mancini avrebbe chiesto un rimborso spesa alla Farnesina di quattrocento euro. La "causale"? La famiglia Mancini avrebbe speso quei soldi per ridipingere la recinzione della residenza del diplomatico, rovinata - secondo l'ambasciatore - dai fili usati per stendere la biancheria dai due marò, "bloccati" proprio in ambasciata.
Lasciando da parte l'opportunità della richiesta, il Giornale ha provato a fare due conti. Al ministero degli Esteri hanno fatto il cambio: tradotta in dollari la spesa sostenuta da Mancini fa qualcosa più di 500 dollari. Per avere un termine di paragone - scrive il quotidiano - il reddito pro capite medio indiano è di 1500 dollari all'anno. Ne consegue che l'operaio impegnato a ridipingere la recinzione, in pochi giorni, ha guadagnato un terzo di quel che incassa in dodici mesi.