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Giovedì, 28 Marzo 2024
Carcere

Amore e affetto in carcere: arriva la legge

Una proposta di legge per cercare di mantenere le proprie relazioni affettive, anche "dietro le sbarre": più visite e maggiore intimità con i propri cari, per favorire il percorso di riabilitazione. Ne parliamo con Alessandro Zan, deputato del Pd e primo firmatario del provvedimento

Una visita al mese, fino a un massimo di 24 ore, in locali in cui venga garantita l'intimità. Poi telefonate e colloqui più frequenti dei propri cari, per poter mantenere il legame affettivo. Sono questi alcuni dei cambiamenti che prevede la proposta di legge sulle relazioni affettive in carcere. Per far comprendere di che tratta in commissione Giustizia hanno parlato proprio la figlia di un ergastolano e la sorella di un detenuto. "Attraverso le storie delle persone abbiamo così smontato quei pregiudizi e strumentalizzazioni che si fanno sul mondo delle carceri e che sono state fatte anche sulla nostra proposta di legge" ci spiega al telefono il primo firmatario, l'onorevole democratico Alessandro Zan.

Perché il tema delle relazioni affettive è delicato, proprio come quello della vita in carcere: "Il provvedimento vuole consentire ai cari di continuare il rapporto affettivo. Questo porta a facilitare la riabilitazione, al recupero dopo aver scontato la pena. In più i familiari non hanno colpe e non posso essere "imprigionati" anche loro. Oggi i colloqui con i carcerati avvengono in stanzoni, in situazioni di promiscuità dove vivere una situazione di normalità affettiva è impossibile, figuriamoci di intimità (anche solo sentimentale)" 

Abbiamo visto qualche tempo fa l'appello di un ergastolano che chiedeva di poter far l'amore con la propria compagna. Perché attualmente il "diritto all'affettività" nelle nostre carceri è negato?

"Perché da questo punto di vista non siamo ancora un paese civile. Solo in uno stato totalitario quando qualcuno finisce in carcere si butta via la chiave. Uno stato di diritto, invece, ha il dovere, come principio morale e costituzionale, di rieducare e recuperare chi commettere reati, per poter poi procedere al reintegro nella società civile. Per fare questo bisogna dare ai detenuti la possibilità di riabilitarsi con una professione e senza rompere i legami affettivi familiari. Sappiamo tutti che nei momenti di difficoltà i nostri cari sono un'àncora di salvezza e speranza. Anche i detenuti devono portersi ancorare a quella parte buona della società e della loro vita" 

Dalla Lega Nord e non solo, sono arrivate delle aspre critiche: "I nostri penitenziari non devono diventare postriboli ed i nostri agenti di polizia penitenziaria non devono diventare guardoni di Stato" ha detto il segretario del sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe). 

"Così si fa leva sulla paura delle persone, spaventate dalla criminalità e dai fatti di cronaca. Quindi si pensa che per sconfiggere l'insicurezza bisogna "rinchiudere i criminali in gabbia". Bene, i dati mostrano che così aumenta il rischio di recidiva e quindi la vera insicurezza sociale. Per questo quando abbiamo un detenuto è dovere dello Stato reinserirlo, altrimenti tornerà a compiere gli stessi reati. Il percorso di recupero rende la società più sicura, non l'isolamento" 

Se abbiamo dei tassi di recidiva superiori al 50% possiamo dire allora di essere davvero in uno "stato di diritto"?

"Siamo in una fase di completamento: se pensiamo che anche i figli di detenuti hanno in percentuale maggiori rischi di finire in carcere possiamo comprendere a fondo l'importanta della mia proposta di legge. Il rapporto tra figli e genitori è importante e umiliare i figli dei detenuti, tenendoli lontani dai propri affetti, porta a quella condizione di isolamento ed esclusione che è controproducente, per loro e per tutta la società civile"

L'Italia su questo tema come è rispetto agli altri paesi europei? 

"Siamo indietro. Una legge sull'affettività la troviamo in tutti i paesi dell'Unione e il contenuto è semplice: favorire e consentire la continuità affettiva"

Che tipo di impatto potrebbe avere un provvedimento come questo rispetto all'attuale situazione degli istituti di pena nel nostro Paese?

"Si inserisce nel disegno del governo che è stato approvato alla Camera riguardo l'ordinamento penitenziario e il codice penale. Insomma interviene sul sistema carcere nel suo complesso. L'importante è arrivare a un risultato e la commissione Giustizia ci è stata di grande aiuto. Le testimonianze delle persone spostano tutto su un piano reale a umano, non astratto. Solo parlando con loro si comprende davvero l'importanza di questo provvedimento"

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