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Venerdì, 19 Aprile 2024
CRONACA

Arrestati i killer di Cocò, ucciso a tre anni e bruciato in auto

Il 16 gennaio del 2014 il piccolo fu ritrovato carbonizzato, con il nonno e la compagna, a Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza. I carabinieri del Ros: "Il nonno lo usò come scudo contro gli assassini"

ROMA - C'è una svolta nelle indagini sull'omicidio del piccolo Cocò, Nicola Campolongo, il bambino di tre anni ucciso e poi bruciato in auto a Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza. I carabinieri del Ros hanno arrestato stamattina i due presunti autori dell'omicidio. Con il piccolo Cocò, il 16 gennaio del 2014, morirono anche il nonno, Giuseppe Iannicelli, e la compagna, Ibtissam Touss.

Gli arrestati sono accusati di triplice omicidio. Ai due i carabinieri di Cosenza, insieme a quelli del Ros, hanno notificato nel carcere di Castrovillari (Cosenza), dove sono detenuti per altra causa, le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

I corpi delle vittime furono trovati carbonizzati all'interno di un'auto. Le indagini accertarono che i tre furono prima uccisi con diversi colpi di pistola. I carabinieri hanno riferito che il piccolo Cocò venne usato dal nonno, che aveva il bimbo in affido, come scudo protettivo per dissuadere i suoi nemici dal compiere agguati nei suoi confronti. Giuseppe Iannicelli, secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, era il vero obiettivo dei killer: l'uomo sapeva di essere nel mirino delle cosche che gestiscono il traffico di droga a Cassano e nell'hinterland.

Lui stesso, in passato, era stato arrestato per detenzione di droga e traffico di cocaina. Proprio una partita di droga non pagata e un possibile suo pentimento sarebbe stato il motivo della sua eliminazione

I funerali di Cocò e nonno Giuseppe

Il 26 gennaio 2014, dieci giorni l'omicidio, Papa Francesco rivolse a Cocò un pensiero e una preghiera in occasione dell'Angelus in piazza San Pietro: "Chi ha ucciso un bambino così piccolo, con un accanimento senza precedenti nella storia della criminalità, si penta e si converta", aveva detto il Pontefice, che qualche mese dopo incontrò anche il padre del bimbo, detenuto nel carcere di Castrovillari.

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