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Giovedì, 25 Aprile 2024
TERRORISMO

Arrestati venti terroristi "italiani": il Vaticano nel mirino

Blitz della polizia in tutta Italia: in manette i membri di una cellula che puntava a organizzare un'insurrezione contro l'attuale governo del Pakistan. Tra loro alcuni fiancheggiatori dello sceicco del terrore

ROMA - La polizia ha arrestato venti persone sospettate di essere appartenenti ad un'organizzazione "dedita ad attività criminali transazionali", che si ispirava ad al-Qaeda e alle altre formazioni di matrice radicale sposando la lotta armata contro l'Occidente e il progetto di insurrezione contro l'attuale governo in Pakistan. 

GLI ARRESTI - A dirigere le operazione è stata l'unità antiterrorismo della polizia di Stato. L'organizzazione fondamentalista è smantellata tra Bergamo, Cagliari, Foggia, Frosinone, Macerata, Roma e Sassari ed è considerata responsabile di diversi attentati in Pakistan. Le indagini, secondo quanto si apprende, risalgono al periodo dei preparativi del G8 a La Maddalena, poi spostato a L'Aquila dal governo Berlusconi.

VATICANO NEL MIRINO - Dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula di Al Qaida che ha operato in Sardegna è emersa la presenza in Italia di un kamikaze e l'ipotesi che si progettasse un attentato in Vaticano. Lo hanno riferito gli inquirenti nel corso della conferenza stampa in procura a Cagliari.

LA CELLULA E BIN LADEN - La strategia degli atti terroristici compiuti, spiega la polizia, "era quella di intimidire la popolazione locale e di costringere il governo pakistano a rinunciare al contrasto alle milizie talebane e al sostegno delle forze militari americane in Afghanistan". Tra le persone arrestate nel corso del blitz ci sarebbero anche alcuni dei responsabili di numerosi atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan, compresa la strage nel mercato cittadino Meena Bazar di Peshawar del 28 ottobre del 2009, dove un'esplosione uccise più di cento persone. Inoltre, nell'ambito dell'indagine sono emerse intercettazioni dalle quali risulta che due membri dell'organizzazione avrebbero fatto parte della rete di fiancheggiatori che in Pakistan proteggevano lo sceicco Osama Bin Laden. 

SFRUTTAMENTO DI IMMIGRATI - Dalle indagini della polizia che hanno portato a sgominare la cellula affiliata ad al-Qaeda e con base in Sardegna è emerso come i membri dell'organizzazione "alimentava" la rete criminale in Europa anche attraverso l'introduzione illegale sul territorio nazionale di cittadini pakistani o afghani, che in certi casi venivano destinati verso alcuni Paesi del nord Europa. In alcuni casi l'organizzazione faceva ricorso a contratti di lavoro con imprenditori compiacenti in modo da poter ottenere i visti di ingresso. In altri casi percorreva la via dell'asilo politico facendo passare i migranti, attraverso documenti e attestazioni falsi, per vittime di persecuzioni etniche o religiose.

L'IMAM - Tra i vertici dell'organizzazione un imam e "formatore coranico" che operava tra Brescia e Bergamo e che era l'esponente della cellula addetto alla raccolta dei fondi da destinare per attentati terroristici in Pakistan. L'uomo, un dirigente del movimento pietistico Tablig Eddawa (Società della Propaganda) stimolava le donazioni presso le comunità pakistano-afghane radicate nel territorio italiano. I fondi raccolti venivano poi inviati in Pakistan mediante membri dell'organizzazione. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Fiumicino.

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