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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Reggio Calabria

'Ndrangheta, arrestato a Rosarno il boss latitante Marcello Pesce

Ad annunciare la fine della sua latitanza, durata sei anni, è stata la polizia con un tweet

ROSARNO (REGGIO CALABRIA) - Fine della latitanza: Marcello Pesce è stato arrestato dalla Polizia di Stato a Rosarno, nel reggino. Pesce, detto 'U Ballerinu, boss della 'ndrangheta ricercato per associazione di stampo mafioso, fa parte dell’omonima cosca guidata da Antonino Pesce, operativa nella Piana di Gioia Tauro e con propaggini in Lombardia e in tutto il Nord Italia.

E’ stata la stessa Polizia di Stato a comunicare la cattura di Marcello Pesce sul suo profilo Twitter. L'uomo, 52 anni, era nascosto in un’abitazione al centro di Rosarno e non ha opposto resistenza. Il blitz degli uomini del Servizio centrale operativo e della squadra mobile di Reggio Calabria è scattato attorno alle 5, quando si è avuta la certezza che il boss fosse proprio lì. Insieme a Pesce sono stati arrestati anche altre due persone con l’accusa di favoreggiamento.

CHI E' MARCELLO PESCE - Capo indiscusso dell’omonima cosca operante a Rosarno e altrove, ritenuta tra le più agguerrite dell’intera 'ndrangheta calabrese, Marcello Pesce annovera precedenti di polizia per associazione mafiosa, omicidio doloso e droga. Il suo nome compare negli atti giudiziari degli anni Novanta, quando alcuni rapporti di polizia evidenziavano la sua sospetta appartenenza alla criminalità organizzata di Rosarno capeggiata allora dal boss Giuseppe Pesce, classe 1923, poi deceduto. Nel 2010 Marcello Pesce si sottraeva all’arresto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione All Inside. Al termine del processo di primo grado, Marcello Pesce viene condannato alla pena di 15 anni e 6 mesi di reclusione poiché riconosciuto colpevole dei delitti di associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni (alcune auto). Verdetto riformato in appello con una nuova condanna: 16 anni e 2 mesi di reclusione. Nel 2015, in considerazione dei possibili appoggi di cui egli poteva giovarsi in territorio estero, le ricerche sono state estese anche in ambito comunitario, attraverso l’emissione del mandato di arresto europeo da parte della Corte di appello di Reggio Calabria.
 

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