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Giovedì, 25 Aprile 2024
CRONACA

Omicidio di Lidia Macchi, svolta dopo 30 anni: arrestato ex compagno di scuola

Arrestato il presunto assassino della ragazza trovata morta nel 1987: è un ex compagno di scuola. E' grazie ai genitori di Lidia che le indagini non sono finite nel dimenticatoio

E' stato arrestato all'alba di venerdì il presunto assassino di Lidia Macchi, la ragazza trovata morta il 7 gennaio 1987 in un boschetto dei pressi dell’ospedale a Cittiglio, in provincia di Varese. A ucciderla barbaramente erano state 29 coltellate. 

IL CASO - Lidia, 21 anni, era scomparsa il 5 gennaio. I genitori, non vedendola rincasare, avvisarono i carabinieri e si rivolsero ai quotidiani per diramare la foto della ragazza. Lidia era andata a trovare l’amica Paola Bonari, ricoverata all’ospedale di Cittiglio e convalescente per un incidente stradale. Tutti si mobilitarono per le ricerche. Alcuni amici trovarono il cadavere vicino alla sua Panda. 

L'ARRESTO - La persona arrestata si chiama Stefano Binda ed è un ex compagno di scuola di Lidia Macchi. L’uomo, oggi 50enne, è accusato di omicidio volontario aggravato. La misura cautelare è stata chiesta dal sostituto procuratore generale di Milano, Carmen Manfredda, e disposto dal gip di varese L'arresto è stato eseguito dalla squadra mobile di Varese.

IL MISTERO - L'omicidio della giovane militante di Comunione e liberazione è rimasto un mistero per quasi trent'anni. Tante trasmissioni televisive, a partire da Chi l'ha visto?, si sono occupate a più riprese della vicenda, che aveva sconvolto all'epoca tutta la provincia di Varese.  Le indagini sfiorarono il mondo cattolico della zona e un sacerdote vicino a Comunione e liberazione. In tutti questi anni grazie ai genitori di Lidia le indagini non sono finite nel dimenticatoio. Con le nuove tecniche si è indaga anche con il dna.

LA SVOLTA - L'uomo finito in manette sarebbe l'autore di una lettera anonima inviata alla famiglia pochi giorni dopo delitto, in cui si alludeva ad alcune vicende legate alla vita di Lidia. La svolta nelle indagini dopo che una donna che aveva ricevuto in passato lettere da parte di Binda, avrebbe riconosciuto lo stile e la calligrafia nella lettera inviata alla famiglia Macchi. (da MilanoToday)

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