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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Trapani

"Ha finanziato la latitanza del boss Matteo Messina Denaro": arrestato il 're' dell'eolico

Nuovo colpo alla rete di fiancheggiatori del numero uno di Cosa nostra Messina Denaro. C'è anche l'imprenditore del settore eolico Nicastri tra le 12 persone finite in manette

C'è anche l'imprenditore del settore eolico Vito Nicastri tra le 12 persone finite in manette a Trapani con l'accusa di aver favorito la latitanza del numero 1 di Cosa nostra Matteo Messina Denaro.

Nicastri, nome di primissimo piano delle energie rinnovabili in Sicilia, negli anni scorsi ha subito uno dei maggiori sequestri di beni della storia, per circa 1,3 miliardi di euro.

A gettare ombre sull'origine del suo successo economico sono stati alcuni collaboratori di giustizia, tra cui il pentito Lorenzo Cimarosa, oggi deceduto, che parlò di una borsa piena di soldi che l'imprenditore fece avere, tramite un altro uomo d'onore, proprio a Matteo Messina Denaro per finanziarne la latitanza.

Fiancheggiatori del boss latitante

Si tratta di un duro colpo alla rete di fiancheggiatori del numero 1 di Cosa nostra Matteo Messina Denaro. La vasta operazione vede impegnati oltre 100 uomini della Direzione Investigativa Antimafia, dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani e del Raggruppamento Operativo Speciale, finalizzata all'esecuzione di 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Palermo, su richiesta della Dia, nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e favoreggiamento nonché fittizia intestazione di beni.

Le indagini, avviate nell'aprile del 2014 sotto il coordinamento della Dda di Palermo, hanno consentito di cristallizzare una serie di episodi criminali realizzati da esponenti delle famiglie mafiose di Vita e Salemi, ritenuti possibili favoreggiatori di Matteo Messina Denaro. 

Mafia attiva in vari settori economici

Le indagini hanno consentito di individuare i capi delle famiglie della Cosa nostra di Vita e Salemi e di assicurare alla giustizia diversi gregari. Gli arrestati, servendosi anche di professionisti nell'ambito di consulenze agricole e immobiliari, sono riusciti, attraverso società di fatto riconducibili all'organizzazione mafiosa ma intestate a terzi, a realizzare notevoli investimenti in colture innovative per la produzione di legname nonché in attività di ristorazione. L'attività d'indagine ha consentito di accertare che parte del denaro derivante dagli investimenti sarebbe stata destinata, dai vertici di Cosa nostra trapanese, al mantenimento proprio di Matteo Messina Denaro.

Contestualmente sono stati posti sotto sequestro tre complessi aziendali, comprensivi dell'intero complesso immobiliare nonché dei relativi mezzi d'opera, intestate a terzi ma ritenute riconducibili all'organizzazione criminale.

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