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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Asti, torturati in carcere: ora verranno risarciti dallo Stato

Lo ha deciso la Corte europea dei Diritti umani: i due detenuti vennero portati in isolamento senza vestiti e senza coperte, col cibo razionato. Il risarcimento proposto è di 45mila euro ciascuno

È il 10 dicembre 2004, siamo nel carcere di Asti: due detenuti vengono denudati, portati in celle di isolamento senza vetri alle finestre, senza materassi, lenzuola, coperte. Il loro cibo viene razionato e vengono sottoposti continuamente a percosse, calci, pugni, schiaffi per non farli addormentare. A uno di loro verrà anche schiacciata la testa. Sono passati più di dieci anni ma ora la Corte europea dei Diritti umani ha deciso che tutto ciò è stata effettivamente "tortura", anche se nel codice penale italiano questo reato ancora non c'è. I detenuti avevano presentato un ricorso e ora i giudici di Strasburgo lo hanno accettato. Così per quel danno ora a pagare sarà lo Stato italiano, che ha già proposto una composizione amichevole di 45mila euro ciascuno. 

IL PROCESSO SENZA IL REATO - Una vicenda giudiziaria lunga e complessa che ora però sembra che si stia avviando a una conclusione. Tutto cominciò con due intercettazioni del 19 febbraio 2005 i cui protagonisti erano due operatori della polizia penitenziaria, indagati per i fatti. Il rinvio a giudizio arrivò il 7 luglio 2011, più di sei anni dopo quei drammatici momenti. Il 30 gennaio 2012 la sentenza di primo grado e poi quella della Cassazione il 27 luglio dello stesso anno. Nessuno dei responsabili fu condannato. Perché? Quella era stata tortura e nel nostro codice penale non esiste un reato di questo tipo. Fu il giudice a scrivere che i fatti, pur qualificandosi come tortura ai sensi della Convenzione Onu, non potevano essere perseguiti come tali poiché in Italia non esiste una legge che ne riconosca il reato. 

Carceri, emergenza sovraffollamento

Durante il processo l'associazione Antigone, che da anni si occupa dei diritti dei detenuti, si costituì parte civile e successivamente preparò il ricorso alla Corte di Strasburgo: "Quella della Corte europea è una decisione d'importanza enorme che riguarda la tortura in un carcere italiano - dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - Il Governo ammette sostanzialmente le responsabilità e si rende disponibile a risarcire i due detenuti. Come aveva scritto a chiare lettere il giudice di Asti nella sentenza del 2012, si era trattato di un caso inequivocabile, e impunito, di tortura". 

Alla stesura del ricorso partecipò anche il presidente di Amnesty International Italia, Antonio Marchesi: "Naturalmente, saranno le vittime a decidere se accettare la composizione amichevole. Da parte nostra, anche alla luce di questi sviluppi, chiediamo ancora una volta all'Italia di introdurre il reato di tortura nel codice penale, definendo la fattispecie in termini compatibili con la Convenzione Onu contro la tortura e la Convenzione europea dei diritti umani". 

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