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Giovedì, 25 Aprile 2024
Malattie

"Mio figlio è morto come il piccolo Charlie, nessuno può giudicare i genitori"

La lettera di Laura Solimine a Today: "Cinque anni fa ho dovuto prendere la decisione più difficile della mia vita, lasciare la mano di mio figlio e darla a Dio"

"Non sono la mamma del piccolo Charlie, ma so cosa sta provando oggi, perché anch'io, come lei ho dovuto prendere la decisione più difficile della mia vita, lasciare la mano di mio figlio e darla a Dio".

Era il 2012 quando il piccolo Andrea se ne andava a soli undici anni per una grave forma di leucemia. Una malattia diversa da quella del piccolo Charlie, precisa Laura Solimine, sua madre, "ma in quell’occasione anch’io mi trovai a dover prendere la stessa decisione provare nuove cure oppure lasciarlo andare. Alla fine ci siamo dovuti arrendere e accettare ciò che era inevitabile”. 

Cinque anni dopo con il caso di Charlie, Laura si è trovata in qualche modo a rivivere quei giorni così bui e difficili. E in una lettera inviata a Today descrive le sue sensazioni, non sempre positive, sul dibattito che ha scatenato il caso del bimbo inglese.

"In queste ore ho letto insulti e maledizioni verso chi ha staccato la spina a Charlie, troppe critiche e polemiche, troppe offese gratuite e troppi auguri di morte. Ma la gente non sa cosa si prova. Io so per certo che i medici in queste situazioni ce la mettono tutta e se arrivano a prendere decisioni simili è perché effettivamente non ci sono più speranze".

Nella sua lettera Laura non prende nessuna delle due parti in causa: il suo è sopratutto un invito al silenzio, una esortazione sospendere il giudizio, almeno di fronte a casi così complessi e dolorosi.

"Se fossi la mamma del piccolo Charlie - scrive ancora - chiederei più rispetto e silenzio per il mio dolore, mi sentirei offesa e ferita se  sotto la foto del mio bambino leggessi  centinaia e centinaia di critiche, offese, insulti, litigi, fino ad arrivare a parole peggiori". 

Come la mamma di Charlie anche Laura le ha provate tutte per salvare suo figlio: "Alla fine però la leucemia si è ripresentata e abbiamo capito che dovevamo lasciarlo andare. Mio figlio ha affrontato la malattia con rabbia, ma negli ultimi giorni sembrava sereno. Sapeva di dover morire ed ha trovato la pace. Il giorno prima di andarsene ha voluto ricevere la cresima". 

Un episodio che ha rafforzato la sua fede in Dio: 

"Sembrerà strano e per molti è inconcepibile, se non addirittura assurdo, che una madre che ha perso il suo bambino non provi rabbia e odio verso chi avrebbe potuto o dovuto intervenire per  salvarlo dalla morte, ma non l'ha fatto (...).Come potrei negare di aver visto attraverso gli  occhi del mio bambino la sua presenza, quando sul punto di morte,  sul suo viso non c'erano tracce di paura, ma solo pace e serenità".
 

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