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Martedì, 16 Aprile 2024
Il caso

Banca Etruria, parla un direttore: "Così abbiamo truffato i clienti"

Un direttore di filiale racconta come funzionava la vendita delle obbligazioni subordinate: "I dipendenti che vendevano quei bond ricevevano premi in soldi sul rendimento settimanale. E' iniziata una caccia all'uomo spietata"

ROMA - "Seguivamo i clienti in ospedale, nelle case di cura, sotto le scuole mentre aspettavano i figli e alla fine sapevamo che stavamo vendendo prodotti rischiosissimi". A parlare è un direttore di filiale di Banca Etruria del centro Italia che, con garanzia di anonimato in un'intervista di Federica Angeli sul quotidiano la Repubblica, confessa quanto compiuto nei confronti dei clienti, "soprattutto correntisti anziani".

Per vendere le rischiosissime obbligazioni subordinate arrivavano a taroccare i questionari. E quello che confessa il direttore fa pensare ad una vera e propria truffa nei confronti dei risparmiatori. Una "caccia all'uomo spietata", usando le sue stesse parole.

"Parliamo di persone che hanno una scolarità finanziaria pari allo zero", racconta ancora a la Repubblica. E quindi come facevano a superare l'ostacolo del Mifid, il questionario obbligatorio per stabilire il livello di rischio che un investitore può affrontare? "Semplice, nel 95% dei casi lo compilavamo noi e ai clienti chiedevamo solo di firmarlo". La vendita senza scrupoli di prodotti così rischiosi è proseguita senza sosta, secondo le parole dell'intervistato, anche quando Bankitalia ha acceso un faro su Banca Etruria.

"Tra il 2012 e il 2013, nel momento in cui i dirigenti e gli operatori del settore sapevano la situazione critica della Banca, abbiamo venduto la maggior parte delle obbligazioni", dice il direttore. E per superare le richieste di Bankitalia ai clienti è stato fatto rifirmare un documento che li metteva a conoscenza dell'alto rischio dei prodotti nel loro portafoglio: "Peccato che nessuno leggeva quello che gli facevamo firmare". Il direttore intervistato ammette però che lui personalmente aveva invitato i suoi clienti a rivolgersi alle associazioni dei consumatori. Una mossa troppo tardiva, forse.

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