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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Bimbo autistico non va più a scuola dopo un morso a prof

L'appello della madre del piccolo in una lettera: "Riunioni, parole, scuse e promesse. Ma finora non hanno fatto nulla". Così da più di un mese Vittorio non va più a scuola

BIELLA - Ha iniziato ad andare a scuola il 14 settembre e poi ha smesso il 23, frequentando in tutto 14 ore. Questa è la storia di Vittorio, dodici anni, raccontata da sua mamma Anna sul blog "Per noi autistici", diretto dal giornalista di Radio 24 Gianluca Nicoletti

Anche Vittorio è affetto da autismo e la sua insegnante di sostegno è finita al pronto soccorso dopo che lui in un momento di crisi le ha dato un morso. La scuola però ha deciso di mandarlo a casa perché "non è preparata a casi così gravi". Così mamma Anna ha scritto una lettera, facendo parlare il figlio: "Sono stato catapultato in un posto che non conoscevo, con insegnanti nuove, impreparate e poco disponibili ad accogliermi e a trattare con la mia malattia. Le parole dette in una lezione normale si sommano come suoni vuoti e fastidiosi, in un crescendo di tensione che ad un certo punto non reggo più, perché senza immagini, io non capisco. Vorrei scappare via. Ti voglio dire basta, facciamo altro, non mi sento bene o a mio agio, ma tu non mi dai modo di farmelo dire. Allora mi sono arrabbiato: ho cercato di lanciare una sedia per farti ‘capire’ e sono stato tolto dalla classe e mandato in un'auletta da solo, con persone che non vedevo più come insegnanti, ma carceriere".

Lì è successo tutto: "Ho dato un morso ad una delle professoresse di sostegno. La mia mamma è stata chiamata d’urgenza. Mi ha trovato in aula professori spaventatissimo, da solo. La mamma mi ha portato via. Poi riunioni, parole, scuse e promesse. Nessuno è preparato o ha voglia di prepararsi. Non hanno fatto nulla. Non intendono fare nulla ed io sono a casa. Il dolore che sette giorni di scuola hanno procurato a me ed alla mia famiglia è indelebile”.

La vicenda è arrivata anche sul tavolo del ministero dell'Istruzione, che già nei giorni scorsi era intervenuto sul caso di una bambina di 11 anni malata di Aids che non era stata accettata in una scuola media. Ora si apre un "nuovo caso" su cui si è già espresso il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone: "Le differenze tra Nord e Sud si annullano quando si tratta di inclusione a intermittenza. Le scuole devono tenere le porte aperte per tutti. Non ci devono essere bambini ‘ingestibili’, né spazio per timori e paure per chi è ‘diverso’. E la comunità scolastica - tutta - deve essere preparata in maniera specifica per accogliere i ragazzi e per accompagnare la naturalezza dell’inclusione".

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