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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Omicidio Yara

"Bossetti andò nel campo dove fu uccisa Yara, e non per lavoro"

I pm sicuri: il muratore di Mapello, due settimane dopo la scomparsa di Yara, sarebbe stato nel campo di Chignolo d'Isola dove fu ritrovato il cadavere della tredicenne. E, dicono, non era lì per lavoro

ROMA - Non era a lavoro il giorno della scomparsa. Ed era nel campo dell'omicidio due settimane dopo, ma non per impegni lavorativi. Gli inquirenti hanno completamente ribaltato le versioni di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore quarantaquattrenne di Mapello in cella da giugno scorso per la morte di Yara Gambirasio. 

Il presunto assassino ha sempre sostenuto di essere in cantiere quel tragico 26 novembre 2010, giorno della scomparsa della tredicenne di Brembate, e di essere passato dal campo di Chignolo d'Isola, dove fu ritrovato il cadavere, sempre e solo per questioni di lavoro. Ma i pm giurano di avere tra le mani le carte che sconfesserebbero le verità del carpentiere. 

Secondo la procura, due settimane dopo il delitto, Bossetti andò nel campo dove fu ritrovato il corpo della ragazza. La prova è in una fattura rintracciata dai carabinieri del Ros durante l'analisi della contabilità del muratore. La versione data dal muratore al pm, per cui sarebbe stato in un cantiere lì vicino per portare della sabbia, sarebbe stata smentita dalle verifiche. Quel giorno, 9 dicembre 2010, il muratore non sarebbe quindi andato a lavorare nel cantiere ma sarebbe passato dal campo di Chignolo. 

Pochi dubbi, anzi nessuno, anche sul Dna. Per il gip la traccia lasciata sulla tredicenne di Brembate è del muratore. Ciò che è impossibile stabilire è la provenienza di quella traccia, ma sulla "paternità" i pm non hanno dubbi. 

Omicidio e misteri: il giallo di Yara Gambirasio

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