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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Yara, la sentenza del processo d'appello: Bossetti condannato all'ergastolo

Confermato il carcere a vita per Massimo Bossetti nella sentenza d'appello per l'omicidio di Yara Gambirasio. "Poteva essere mia figlia...". In mattinata il muratore di Mapello ha parlato alla corte tornando a dichiararsi innocente e chiedendo la ripetizione del test del Dna. Ecco il verdetto

La Corte d'assise d'Appello di Brescia ha deciso: Massimo Bossetti, 47 anni, è stato condannato all'ergastolo in secondo grado per l'omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre 2010 e trovata tre mesi dopo, senza vita, in un campo a Chignolo d'Isola, in provincia di Bergamo.

Bossetti piange, la difesa annuncia il ricorso in Cassazione

Bossetti, unico imputato, era stato condannato all'ergastolo anche in primo grado. Dopo una maratona di 15 ore di camera di consiglio si chiude così il secondo capitolo giudiziario di una vicenda che - tra piste sbagliate, dna e cani molecolari - ha registrato numerosi colpi di scena nel corso di quasi sette anni.

Sentenza processo d'appello Yara: cos'ha detto Bossetti

In mattinata, all'inizio delle sue dichiarazioni spontanee, Bossetti ha voluto rivolgere un "sincero pensiero" alla vittima. "Poteva essere mia figlia, la figlia di tutti noi", ha detto l'imputato. "Neanche un animale avrebbe usato tanta crudeltà", ha aggiunto continuando a dichiararsi estraneo all’omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra. Bossetti ha detto di essere vittima "del più grande errore giudiziario di tutta la storia". Il muratore ha anche stigmatizzato il modo con cui fu arrestato: "C'era necessità di scomodare un esercito e umiliarmi davanti ai miei figli e al mondo intero?". Girandosi verso il pubblico in aula per poi tornare ai giudici, ha detto: "Io non sono un assassino, mettetevelo in testa. Uscirò a testa alta dallo stesso, immenso portone da cui sono entrato".

Omicidio e misteri: il giallo di Yara Gambirasio

I difensori di Bossetti hanno detto che il loro assistito ha parlato "più come uomo che come imputato”, manifestando tutto il suo dolore per "l'ingiustizia che ha subito".

Sentenza processo d'appello Yara: le richieste della difesa

La difesa aveva chiesto l'assoluzione o la ripetizione dell'esame del Dna, ritenuta dall'accusa la "prova regina" della sua colpevolezza. I difensori hanno provato a introdurre elementi nuovi, compresa una fotografia del campo di Chignolo d'Isola in cui fui trovato il corpo, che metterebbe in dubbio il fatto che il cadavere della tredicenne sia rimasto lì per tre mesi, come ricostruito dall'accusa. Un elemento che aveva causato dure reazioni delle parti civili: "È una foto tarocchissima", aveva esclamato uno degli avvocati della famiglia Gambirasio.

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Yara Gambirasio, le tappe della vicenda

La tredicenne Yara Gambirasio scomparve il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra dopo aver lasciato la palestra in cui praticava ginnastica ritmica, che si trova a 700 metri da casa. Il corpo è stato ritrovato tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo a Chignolo d'Isola. Gli investigatori hanno isolato una traccia di dna maschile sui leggins e slip della ragazza. Un dna simile a quello trovato mesi dopo su una marca da bollo di un uomo morto nel 1999, Giuseppe Guerinoni. Da qui è nata l’ipotesi di un figlio illegittimo, ribattezzato “Ignoto 1”. Nel giugno 2014 è stato arrestato Massimo Bossetti, muratore di Mapello, il cui Dna è risultato coincidere con quello di Ignoto 1. Il processo di primo grado a Bergamo si è concluso con la condanna all’ergastolo per Bossetti. Un anno dopo è iniziato il procedimento d’Appello.

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