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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Massimo Bossetti parla al processo: "Yara uccisa apposta per inguaiarmi"

Il carpentiere di Mapello ha risposto alle domande del pm oggi in aula a Bergamo: "Tirate fuori le prove vere". Ma resta ancora senza un alibi

"E’ dal giorno del mio arresto che mi chiedo come sono finito in questa vicenda, visto che non ho fatto niente e voi lo sapete". Si difende così Massimo Bossetti, nel processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la giovane scomparsa il 26 novembre 2010 a Brembate di Sopra, nel bergamasco, e ritrovata senza vita tre mesi dopo. Davanti alla Corte d’Assise di Bergamo e alla presenza anche della moglie Marita Comi, il carpentiere di Mapello ha risposto alle domande del pm Letizia Ruggeri.

C'è qualche incongruenza e alcuni "non ricordo" nelle parole di Bossetti. L'alibi per quel maledetto 26 novembre di sei anni fa ancora non c'è. "Dov'era quel giorno?", "Mi ricorderei quel giorno solo se fosse successo un evento specifico. Quel giorno lo ricorderebbe bene un colpevole. Io, da innocente, non ci riesco". L'imputato ricorda bene, però, le ore successive al suo fermo: "Pensai che Yara Gambirasio era stata uccisa per mettermi nei guai". Il carpentiere lo ha detto quando il pm Ruggeri gli ha chiesto per quale ragione volle essere interrogato e disse di sospettare del collega Massimo Maggioni, ai danni del quale è imputato per calunnia. “Era una detenzione devastante, cruda – ha aggiunto – e io pensai alle persone che avevo vicino in cantiere”.

Omicidio e misteri: il giallo di Yara Gambirasio

Bossetti pensò che Maggioni nutrisse del malanimo nei suoi confronti e lo chiamò in causa per cercare di spiegare come il suo dna potesse essere stato trovato sul corpo di Yara. E ha concluso così:

Mi scuso con Maggioni Massimo per aver detto queste cose sbagliate. Non sapevo come fare, stavo svenendo, non capivo più niente. Non avevo mai visto tante forze dell’ordine, come se fossi uno spacciatore, neanche fossi stato Totò Riina.

IL CASO DEL DNA E LE RICERCHE SULLE TREDICENNI - “Quel dna non mi appartiene”, dice poi Bossetti mettendo in dubbio che il dna trovato sul corpo della ragazza uccisa sia suo. “E’ un dna strampalato, e che per metà non corrisponde”, ha detto il carpentiere a proposito della mancata corrispondenza tra il dna nucleare e quello mitocondriale. “E’ dal giorno del mio arresto che mi chiedo come sono finito in questa vicenda – ha proseguito Bossetti – visto che non ho fatto niente e voi lo sapete”. Il pm Letizia Ruggeri ha ribattuto che un giudice ha ritenuto che dovesse rimanere in carcere e un altro che gli elementi a suo carico sono stati giudicati tali da sostenere un giudizio: “Evidentemente la vicenda non è strampalata come dice lei”. Bossetti ha anche detto di non aver mai fatto ricerche su ragazzine o tredicenni come invece risulta dall’analisi dei suoi due computer di casa. “No, assolutamente - ha risposto - sono sincero, non esistono ricerche di questo genere nei nostri computer, assolutamente”. Bossetti ha aggiunto che talvolta “in intimità, quando i bambini erano a letto” lui e la moglie guardavano dei siti pornografici. Mai, però, quelli riguardanti ragazzine. “A me piace anche la cronaca nera“, ha aggiunto e, per questo, faceva ricerche o leggeva i giornali.

"HANNO MENTITO TUTTI" - Anche la moglie di Bossetti, Marita Comi, ha voluto essere in aula quest’oggi per il secondo giorno di interrogatorio del carpentiere di Mapello. Nella scorsa udienza Bossetti aveva detto di non aver mai visto né conosciuto la tredicenne. “Prima di me in quest’aula hanno mentito tutti”, aveva affermato nel corso di un interrogatorio durato circa un’ora.

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