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Venerdì, 19 Aprile 2024
Omicidio Yara

Caso Yara, i Gambirasio chiedono 1,4 milioni di risarcimento

"Le richieste sono state formulate perché ci obbliga la legge", ha detto l'avvocato di parte civile, Enrico Pelillo, durante la sua arringa. Secondo la ricostruzione del legale, Bossetti tentò di violentare Yara in preda a "pulsioni inarrestabili"

Enrico Pelillo, l'avvocato di parte civile che rappresenta gli interessi del papà e della sorella di Yara Gambirasio, ha chiesto un risarcimento per i danni "non patrimoniali" per un totale di 1 milione e 411 mila euro a Massimo Bossetti, imputato unico dell'omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra.

Nel dettaglio la richiesta è di 983mila euro per il padre Fulvio e di 427mila euro per la sorella Keba, con una provvisionale di trecentomila euro per il padre e di 150mila per la figlia.

"Le richieste risarcitorie sono state formulate perché ci obbliga la legge", ha detto il legale, lasciando intendere che nessun risarcimento può compensare una così grave perdita.

L'ARRINGA DELL'AVVOCATO - Secondo il legale, il movente dell'omicidio di Yara Gambirasio è "chiaramente sessuale" e il delitto è stato commesso da Massimo Bossetti, che "era preso da pulsioni predatorie inarrestabili, girava come un falco sul suo autocarro e ha costretto o indotto la ragazzina che aveva già visto in giro per Brembate a salire sul mezzo".

Il legale ha proseguito nella sua ricostruzione della dinamica dei fatti, anche se "non possiamo avere i video di quello che è successo": l'imputato ha poi "cercato di abusare di lei, una ragazzina di 13 anni, vero Bossetti?", ha detto l'avvocato, a cui ha subito replicato lo stesso Bossetti con una battuta: "Non è vero assolutamente niente".

Poi, ha continuato Pelillo, "l'ha trascinata su quel campo (a Chignolo d'Isola ndr), l'ha stordita e una volta esanime l'ha colpita col coltello, abbandonata sul campo e lasciata morire".

Omicidio e misteri: il giallo di Yara Gambirasio

Riguardo la natura del movente, ha precisato Pelillo, è l'unico aspetto in cui "la mia idea diverge da quella del pubblico ministero". E ha aggiunto: "Quale significato possiamo dare a una ragazzina ritrovata con il reggiseno tranciato e le mutandine tagliate"?. Per l'avvocato, "la violenza sessuale non è stata contestata perché il pubblico ministero non ha ravvisato elementi di prova a carico" per configurare l'ipotesi di reato.

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