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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Italia

Chiede la mascherina al datore di lavoro: licenziato, picchiato e poi gettato in un canale

Le indagini sono partite dopo l'arrivo al pronto soccorso dell'ospedale di Terracina di un 33enne di origini indiane che aveva ferite al capo riconducibili a un corpo contundente, fratture e lesioni personali in diverse parti del corpo.

Chiedevano al datori di lavoro, titolari di un'azienda agricola di Terracina, di provvedere a dotarli di una mascherina per l'emergenza coronavirus ma per tutta risposta i due imprenditori hanno pensato bene di licenziare il lavoratore, minacciandolo e arrivando ad aggredirlo con calci e pugni fino a gettarlo in un canale quando ha tentato di rivendicare il salario che gli spettava per le giornate già lavorate.

Una drammatica storia di sfruttamento per cui sono state emesse due misure cautelari a carico di un 52enne e del figlio 22enne: padre e figlio sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro e a vario titolo, di estorsione, rapina e lesioni personali aggravate, nell’ambito dello sfruttamento di braccianti agricoli stranieri all’interno della loro azienda.

Le indagini sono partite dopo l'arrivo al pronto soccorso dell'ospedale di Terracina di un 33enne di origini indiane che aveva ferite al capo riconducibili a un corpo contundente, fratture e lesioni personali in diverse parti del corpo.

Identificati gli altri braccianti agricoli che lavoravano nella stessa azienda: i braccianti infatti erano costretti a lavorare anche 12 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, senza fruire di alcuna giornata di riposo o festiva e tantomeno di congedi per malattia. La paga oraria era di 4 euro per ogni ora di lavoro senza alcuna maggiorazione per il lavoro prestato nei giorni festivi. Infine, in busta paga veniva contabilizzato solamente un terzo delle giornate effettivamente lavorate.

Nel corso del blitz in azienda nessuno dei braccianti era provvisto dei dispositivi a tutela della normativa di sicurezza e dell’igiene, che sono stati rinvenuti invece all’interno delle abitazioni degli indagati. Gli imprenditori però non avevano ritenuto di distribuire la mascherine ai propri dipendenti.

In serata è arrivato il commento del ministro dell'agricoltura Teresa Bellanova che proprio nel recente decreto rilancio ha inserito la possibilità di sanatoria per i braccianti con permesso di soggiorno scaduto.

"Avere un lavoro con orari e paga dignitosi è un diritto" spiega Bellanova: "Poter vivere in condizioni di vita umane è un diritto. Dove lo Stato non è presente, dove si insinua il caporalato, questi semplici diritti sono negati e migliaia di uomini e donne sono costretti a rimanere invisibili. Sono orgogliosa di poter dire che questa volta lo Stato ha scelto di esserci e di restituire a queste persone i loro diritti e la loro dignità."

"Sono questi i motivi per cui sono convinta che la battaglia per la regolarizzazione sia stata una battaglia giusta. Perchè la mascherina mentre si lavora, i guanti, gli strumenti di protezione e prevenzione del virus sono un diritto. La sicurezza è un diritto. La salute è un diritto".

Decreto Rilancio, in sciopero i lavoratori della terra 

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