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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Cosenza

L'ultima frontiera del caporalato, 10 euro in più ai bianchi: paghe in base al colore della pelle

Richiedenti asilo africani sfruttati e malpagati. Lavoratori costretti a dormire in baracche e a mangiare a terra: arrestati due fratelli

Venticinque euro ai richiedenti asilo africani, trentacinque agli altri operai "bianchi", principalmente romeni e indiani. La paga dei lavoratori (in nero) di un'azienda agricola di Amantea, in provincia di Cosenza, variava in base al colore della pelle. E' l'ultima orribile frontiera del caporalato, emersa da un'indagine che ha portato all'arresto di due fratelli di 48 e 41 anni, posti ai domiciliari dai carabinieri della Compagnia di Paola nell'ambito di un'operazione contro lo sfruttamento della manodopera nei campi.

I due sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, aggravati dalla discriminazione razziale. Il provvedimento, che prevede anche il sequestro preventivo dell’azienda e di altri beni mobili registrati di proprietà degli arrestati, è stato disposto dal Gip del Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia, su richiesta della locale Procura della Repubblica.

"L'attività investigativa è partita da Amantea perché si è notato un movimento sospetto di richiedenti asilo che da un centro d'accoglienza del paese, il Ninfa Marina, quotidianamente si spostavano verso le aree rurali", ci spiega Giordano Tognoni, capitano della caserma dei Carabinieri di Paola. I rifugiati, principalmente provenienti da Nigeria, Gambia, Senegal e Guinea Bissau, venivano solitamente prelevati a poche centinaia di metri dal centro di accoglienza, "per non dare troppo nell'occhio", e portati a lavorare nell'azienda agricola dei due fratelli arrestati. I rifugiati africani si trovavano a lavorare nei campi assieme ad altri lavoratori extracomunitari in nero provenienti principalmente dalla Romania e dall’India, ma la paga variava in base al colore della pelle. In particolare, i bianchi avevano diritto a dieci euro in più degli africani: i primi prendevano 35 euro al giorno, mentre i secondi venivano pagati solo 25.

Protesta nel napoletano contro il caporalato | ANSA

"L'azienda agricola impiegava giornalmente dai cinque ai dieci operai - spiega il capitano Tognoni -. Uno dei due fratelli arrestati risultava essere il titolare, l'altro figurava come dipendente". Come se non bastasse, le indagini dei carabinieri hanno fatto emergere anche le condizioni di lavoro degradanti a cui erano sottoposti i lavoratori stranieri: "Subivano minacce di rimpatri forzati da parte dei fratelli che millantavano conoscenze tra le forze dell'ordine. Erano costretti a consumare i pasti per terra, senza avere a disposizione nemmeno una sedia, ed erano sottoposti a stretta e severa sorveglianza da parte dei due fratelli arrestati".
 

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