Dentro e fuori: di carcere si continua a morire

Un bilancio drammatico che fa pensare: nel giro di poche ore sono morti due detenuti. Il primo in provincia di Lodi, il secondo a Trento. Anche se con dinamiche diverse, sale così il numero dei "morti di carcere" dall'inizio dell'anno.

MORIRE DA DETENUTO MENTRE SI LAVORA - A San Rocco al Porto, in provincia di Lodi, un detenuto in semilibertà è morto schiacchiato da un muletto. L'uomo, 68 anni, era ristretto dal 2000 nel carcere di Bollate (in provincia di Milano) ma in questi mesi aveva ottenuto l'opportunità di tornare a lavorare. Il tragico incidente è avvenuto nella carrozzeria dove lavorava come meccanico: una manovra errata mentre sollevava un peso è stata fatale. La salma è stata trasportata all'istituto di medicina legale di Pavia ed è adesso a disposizione della procura di Lodi.

LA SEMPLICE DETENZIONE UCCIDE - In poche ore un'altra morte: Riccardo Scalet, 32 anni, si è suicidato nel carcere di Trento. Dopo che i suoi compagni di cella sono usciti per l'ora d'aria, ha legato un lenzuolo alla doccia e si è impiccato. Gli stessi compagni di cella hanno poi ritrovato il corpo al rientro.

Riccardo era tossicodipendente ed era ristretto perché condannato per reati contro il patrimonio. Gli mancava poco più di un anno e poi avrebbe scontato la pena: sarebbe uscito nell'ottobre del 2016. Aveva fatto richiesta per essere inserito in una comunità terapeutica, ma gli era stata rigettata. Qualche tempo fa aveva ingerito delle batterie e dato luogo a episodi di autolesionismo.

UNDICI MORTI AL MESE - Secondo il dossier "Morire di carcere" sono state 81 le morti negli istituti penitenziari dall'inizio dell'anno, 23 quelle registrate per suicidio: una media di 11 morti al mese. L'incidente avvenuto a Lodi mostra come, dentro o fuori, di carcere nel nostro Paese si continui a morire.