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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Caso Cucchi, un testimone: "Gonfio di botte, mi disse che i carabinieri si erano divertiti"

"Aveva ematomi sul viso e sugli zigomi, era viola, perdeva sangue da un orecchio", racconta ai giudici Luigi Lainà. La sorella di Cucchi: "Sta emergendo una situazione che per anni è stata nascosta"

“Quando ho visto Stefano la prima volta stava ‘acciaccato’, era gonfio come una zampogna, aveva ematomi sul viso e sugli zigomi, era viola, perdeva sangue da un orecchio, gli portai un caffè ma non riusciva neanche a inghiottire. Quando gli ho visto la schiena era uno scheletro, sembarava un cane bastonato, roba che neanche ad Auschwitz”. E' quanto ha testimoniato Luigi Lainà, detenuto nella cella numero 3, mentre Cucchi era nella cella 6, davanti alla I Corte d'Assise al processo in cui sono imputati tre carabinieri per omicidio preterintenzionale e di abuso di autorità.

Mi disse che si erano ‘divertiti’ con lui perché lo volevano far parlare, volevano sapere della provenienza della droga ma lui non parlò, non volle fare la spia. E per questo secondo me Stefano è stato un grande”. Poi ha aggiunto: “Noi detenuti sbagliamo e per questo paghiamo col carcere, ma nessuno ha diritto di pestarci. Anche io sono stato picchiato in carcere e ho dovuto dire, come tutti, che ero caduto, ma non ho mai visto un detenuto portato in cella in quelle condizioni”.

Per Ilaria Cucchi "sta emergendo una situazione che per anni è stata nascosta. Il racconto di Lainà è drammatico dal punto di vista emotivo, rivedo anche il carattere e i modi di fare di mio fratello e soprattutto la sua sofferenza che per tanti anni è stata nascosta, per anni si è parlato di lesioni lievi, lui stava malissimo invece, e quel dolore è aumentato ora dopo ora fino a farlo morire. Insomma in questi anni è stato tutto astratto, sembrava che mio fratello fosse morto senza una ragione. Da oggi si comincia a capire cosa è effettivamente successo”.

I giudici hanno ascoltato oggi anche altri testimoni. "Quando ero in ambulanza con Stefano Cucchi durante il tragitto dal carcere di Regina Coeli all`ospedale mi disse 'sono stati i servitori dello Stato a farmi questo'", ha raccontato Mauro Cantone, agente della polizia penitenziaria. "Io gli chiesi se si riferiva a noi della penitenziaria - ha spiegato Cantone - ma Stefano disse che non si riferiva a noi ma che comunque ne avrebbe parlato col suo avvocato". "Nel tragitto in ambulanza Cucchi si lamentava per i dolori alla schiena e per questo chiedeva di fare attenzione ai dossi stradali" ha aggiunto Cantone. Quanto alle condizioni fisiche, ha detto: "Quello che mi colpì di più fu il rosso, gli ematomi attorno ai suoi occhi, l`unica cosa che potevo vedere perché aveva una coperta addosso".

Ascoltato anche Gianluca Piccirillo, medico del carcere di Regina Coeli che il 17 ottobre dispose il secondo ricovero del giovane. A preoccuparlo era soprattutto la nausea che lamentava Cucchi perché sembrava non di natura gastrica. Il medico ha riferito delle varie ecchimosi che aveva visto sul corpo di Cucchi, sul viso e sulla zona sacrale, fino alla schiena. Ecchimosi e lesioni, ha ribadito Piccirillo, "compatibili con un pestaggio". "Stefano mi chiese di dargli un antidolorifico ma io rifiutai per non `mascherare` il quadro clinico" ha concluso il medico.
 

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