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Giovedì, 28 Marzo 2024
Giustizia

"Una storia di tortura": la morte di Franco, dentro l'ospedale

Fermato e legato a un letto per più di 90 ore, senza acqua né cure. Così nell'agosto 2009 hanno spezzato la vita di Franco, maestro elementare. Grazia, sua nipote, adesso si batte perché quello che gli è successo non si ripeta

Franco aveva 58 anni e faceva il maestro elementare. Una mattina del 2009 le forze dell'ordine lo vanno a cercare, lo portano al servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) dell'ospedale San Luca, a Vallo della Lucania, a seguito di un'ordinanza per un trattamento sanitario obbligatorio (Tso). Dopo novanta ore è il 4 agosto 2009 e Franco viene dichiarato morto. Quello che è successo da quando Franco è entrato in ospedale a quando è stato dichiarato il suo decesso è tutto registrato in un video, che nonostante la crudezza delle immagini, i familiari hanno deciso di rendere pubblico. Perché? 

Franco è stato legato mani e piedi, attaccato a una flebo, gli sono stati somministrati diversi psicofarmaci. E' stato sedato ma le ragioni di questo trattamento non sono chiare, visto che non era un soggetto pericoloso e non aveva fatto resistenza al ricovero. Quando le forze dell'ordine sono andate a prenderlo lui lo aveva detto, come alcuni testimoni hanno dichiarato: "Non portatemi a Vallo, lì mi ammazzano". Lì è stato legato al letto e la contenzione gli han provocato dei profondi tagli a caviglie e polsi. Urlava, si lamentava e chiedeva da bere fino al pianto. Sarà sciolto da quei legacci sei ore dopo il decesso. 

IL CASO - La vicenda di Mastrogiovanni è diventata un caso, come il caso Cucchi, Aldrovandi, Uva: una morte che avviene mentre si è sotto tutela dello Stato. Nel caso di Franco, però, stiamo parlando di un ospedale dove era stato ricoverato dopo un Tso. Chi assistiva Franco lo ha lasciato in quello stato, come si vede dal lungo video che riprende ogni attimo di quella tortura: sei medici e 12 infermieri, gli imputati del processo per sequestro di persona e la morte come conseguenza del reato, falso in atto pubblico (visto che la contenzione non è stata inserita nella cartella clinica). 

IL PROCESSO - Al primo appello del processo per la sua morte vengono condannati sei medici e assolti tutti gli infermieri. Adesso è iniziato il secondo grado e si teme un secondo "scandalo Cucchi": un'assoluzione piena degli imputati, come è successo nel caso dell'appello per Stefano. "Dal primo grado del processo un risultato c'è: la contenzione è stata ritenuta un sequestro e dei medici sono stati condannati per questo - ci spiega Grazia Serra, nipote di Franco - Lo stesso tribunale del riesame di Salerno ha definito quel reparto dell'ospedale un lager". 

"COME CUCCHI" - E' stata proprio Grazia a recarsi dentro l'ospedale dove Mastrogiovanni era ricoverato, poche ore prima dell'ora in cui è stata dichiarato il suo decesso: "Sono andata lì con il mio ragazzo. E' stato lui a chiedere come veniva alimentato mio zio ma il medico non ci ha risposto. Non ci ha permesso di vederlo perché non si doveva agitare. Ho cercato quel momento nel video e si vede proprio che Franco stava malissimo. Se io avessi saputo che era un mio diritto entrare la situazione sarebbe diversa".

DENTRO L'OSPEDALE - Per questo la battaglia di Grazia e di tutta la famiglia di Franco è diventata una battaglia per tutti: "Il mio obiettivo è anche quello di informare la gente. Gli ospedali dovrebbero essere luoghi di tutti, aperti: invece quelli psichiatrici sono a porte chiuse".
A Franco viene applicata la contenzione mentre dorme e si sveglia con mani e piedi legati: "Immaginate se fosse successo a voi: non vi avrebbe agitato? Quello che ha subìto è stata una tortura, non c'è altra definizione". 

LA TORTURA - Non c'è ancora il reato di tortura nel nostro codice penale e un disegno di legge su questo tema è fermo alla Camera: "Con quella legge i medici rischierebbero trent'anni, perché quello che ha subìto mio zio è un atto disumano. Quello che è successo in quel reparto può succedere a chiunque. Cerchiamo di capire quali sono i nostri diritti: la gente non sa cosa sia un Tso e chi subisce la contenzione di solito non ne parla. Inoltre spesso chi applica la contenzione non conosce le procedure". 

Sembra proprio che quello di Franco non sia un caso isolato: "Da quando abbiamo iniziato a chiedere verità e giustizia per mio zio in tanti ci hanno scritto, raccontando storie simili, avvenute in ospedali psichiatrici. Tutto ciò non dovrebbe mai succedere e quello che chiediamo è anche questo: mai più".

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