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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Macerata

Un libro e una mostra per raccontare i volti e le storie degli sfollati dopo il terremoto: "Mai+"

Il fotogiornalista marchigiano Claudio Colotti ha viaggiato per due mesi e mezzo tra Marche, Umbria e Abruzzo per raccontare i volti e le storie di 90 persone che hanno perso tutto. Le foto sono raccolte in un libro, con i fogli tenuti insieme da un elastico: come le case, può essere distrutto e ricostruito e i fogli, come le persone, possono perdersi ed essere riuniti

Un anziano solo, fermo nei pressi di quello che è stato il suo bar, nel centro storico di Pieve Torina, completamente vuoto. Non se ne vuole andare, non vuole lasciare quel paese, distrutto dal terremoto, dove c'è tutta la sua vita. "Io voglio vivere", dice Tarciso a Claudio Colotti, il fotogiornalista marchigiano che ha fermato con la sua fotocamera il volto del barista di Pieve Torina e di decine di altri terremotati del Centro Italia, all'indomani del sisma dello scorso anno, per il suo fotoreportage "Mai+". Nato su Instagram, "Mai+" è diventato in seguito, grazie all'associazione culturale Marchebestway, un libro e un'esposizione itinerante, che dopo Civitanova e Pollenza (città natale di Colotti) è pronta a uscire dalle Marche per essere portata in tutta Italia. 

"Il lavoro nasce come tentativo di raccontare senza retorica un evento di portata epocale mentre le tv nazionali e mainstream sembravano non interessarsi a quello che era successo alle persone che vivevano nella Marche. Si dava più enfasi a case e monumenti distrutti ma non a come il terremoto aveva influito sulla vita di 40mila persone", racconta a Today Claudio Colotti, che quattro giorni dopo la scossa del 30 ottobre 2016, quella di magnitudo 6.5, è partito per raggiungere i principali borghi dell'entroterra maceratese. Il suo è stato un viaggio fotografico di due mesi e mezzo tra Marche, Umbria e Abruzzo, un arco temporale che ha coperto dal sisma al "nevone" di gennaio e la tragedia di Rigopiano. Colotti ha girato tra centri di accoglienza, campeggi e hotel, per rintracciare i terremotati e parlare con loro e farsi raccontare la loro storia. Ogni didascalia è un piccolo articolo giornalistico e riporta la testimonianza della persona che vi è ritratta. Tutte le 90 foto sono "naturali", nessuno si messo in posa. 

Terremoto, il fotoreportage di Claudio Colotti: "Mai+"

"Su Instagram le mie foto avevano suscitato tantissimo interesse ed erano state viste con attenzione anche dai follower negli Usa. Poi un mio collega fotografo mi ha proposto di fare qualcosa. Dopo un  mese, abbiamo trovato uno sponsor: l'azienda IPR di Civitanova, che per festeggiare i quarant'anni della sua attività ha deciso di finanzarie 650 copie del libro e 40 stampe fotografiche in grande formato per la mostra itinerante", dice Colotti. Il ricavato della vendita del libro andrà ai Comuni di Visso, Ussita e Pieve Torina. "Un omaggio alla popolazione di quei tre comuni, dove ho incontrato la maggior parte delle persone", spiega il fotogiornalista. Il titolo del progetto  riprende una prima pagina del quotidiano locale Il Centro, nel giorno dei funerali della prima vittima di Rigopiano, tenuta in mano da un abitante di Farindola, fotografato da Colotti. 

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Il libro "Mai+" ha venduto finora 450 copie raccogliendo quasi 8500 euro. Il volume, progettato dal designer Massimo Macellari, è in formato quadrato, con cartoncini di buona granatura molto resistenti e tenuti assieme da due grandi elastici: può essere distrutto e ricostruito, i suoi fogli possono perdersi ed essere riuniti. "E' un'opera icastica, è come una casa distrutta dal terremoto: può essere fatta a pezzi e ricostruita dalle mani dell'uomo". 

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