rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
CRONACA / L'Aquila

Terremoto L'Aquila: sei anni ai membri della Commissione grandi rischi

L'accusa aveva chiesto la condanna a quattro anni. I membri della Commissione (in carica nel 2009) avrebbero rassicurato gli aquilani circa l'improbabilità di una forte scossa

L'AQUILA - Hanno dato "informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie" sulla pericolosità delle scosse registrate nei sei mesi precedenti al 6 aprile 2009. Con questa motivazione, il giudice del tribunale dell'Aquila ha condannato a sei anni di reclusione i membri della Commissione Grandi rischi che parteciparono alla riunione del 31 marzo 2009 sugli eventi sismici all'Aquila. L'accusa aveva chiesto la condanna a quattro anni.

I membri della Commissione, in carica nel 2009, avrebbero rassicurato gli aquilani (in una riunione avvenuta solo una settimana prima del sisma) circa l'improbabilità di una forte scossa sismica che invece si verificò alle 3.32 del 6 aprile 2009. Con conseguenze estreme sulla popolazione e gli edifici della zona.

6 aprile 2009: il crollo de L'Aquila



LE CONDANNE - La sentenza è stata letta dal giudice unico Marco Billi alle 17 circa, dopo quattro ore di camera di consiglio. L'accusa nei confronti dei sette imputati, esperti e scienziati, era di omicidio colposo, disastro e lesioni gravi. La difesa aveva puntato sull'impossibilità di prevedere i terremoti, posizione sostenuta da ricercatori internazionali. A Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi sono state concesse le attenuanti generiche. Oltre alla condanna a sei anni, sono stati condannati anche all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

VIDEO, QUANDO IL VICECAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE DICEVA: "TRANQUILLI, BEVETE UN BUON BICCHIERE DI MONTEPULCIANO"

LA DENUNCIA CHE HA DATO IL VIA AL PROCESSO - "Fin da quando ero bambino, se a L'Aquila c'era una scossa di terremoto, si scappava, non c'erano santi. Poi sono arrivati il 31 marzo del 2009 e la Commissione Grandi rischi. E tutto è cambiato". Guido Fioravanti ha gli occhi lucidi e la voce bassa, quando racconta all'Ansa come gli è cambiata la vita. Quando, nascosto in fondo all'aula del tribunale de L'Aquila, ascolta il pubblico ministero Fabio Picuti dire che, senza il suo racconto, questo processo alla Commissione grandi rischi forse non si sarebbe mai fatto. Guido è il figlio di Claudio Fioravanti, avvocato e giudice tributario. "Un uomo delle istituzioni, un uomo che si fidava delle leggi e dello Stato". L'avvocato Fioravanti è tra le 309 vittime del sisma del 6 aprile: è morto nella sua casa in via Campo di Fossa, dietro alla Villa Comunale, venuta giù insieme a tante altre quella notte maledetta. Se però "non fosse stato rassicurato dalla Commissione - dice oggi Guido - non sarebbe stato lì. Avrebbe lasciato casa e sarebbe andato sul camper, come facemmo quella notte che io avevo cinque anni ed ero malato: ci fu una scossa forte e i miei non ci pensarono due volte a prendermi e portarmi fuori di casa. Dormimmo nel camper e solo dopo tre notti rientrammo a casa". Guido è stato citato dal pm nella sua replica, prima che il giudice Marco Billi si chiudesse in camera di consiglio. "Noi crediamo alle persone offese - ha detto il titolare dell'accusa - Questo processo nasce perché è venuto da me Guido Fioravanti e mi ha detto: 'mio padre è morto perché ha creduto allo Stato'. Questo è il punto di partenza".

"QUELLE SCOSSE NON FINIVANO MAI" - "Ma in realtà - corregge Guido - è da più lontano che bisogna partire. Bisogna partire da quelle scosse che non finivamo mai, dalla preoccupazione della gente, dalle parole di Giuliani che continuava a metterci in guardia e poi fu messo al bando da tutti. E' da lì che bisogna partite per capire l'aspettativa che c'era per la Commissione Grandi Rischi". Guido ricorda che in quei giorni, con il padre, non si parlava d'altro. "In studio, a casa, a cena. Poi un giorno eravamo in tribunale, io e lui, incontrammo un ragazzo che faceva le pulizie che ci disse 'attenti che ora arriva la scossa grande'. Mio padre - racconta con amarezza Guido - lo liquidò in due parole e poi mi disse: 'figurati se dobbiamo dare retta a questo che si basa sulle previsioni di Giuliani, quando invece abbiamo avuto rassicurazioni dagli scienziati della Commissione Grandi Rischi". Guido ripete alla noia che questo "non è un processo alla scienza", ma a quel che "ha detto la scienza": che "ha mutato in noi aquilani l'approccio al terremoto". Quella notte, Guido si sentì con la madre verso le 23, subito dopo la prima scossa. "Mi ricordo la paura che usciva dalle sue parole. In altri tempi sarebbero scappati ma quella notte, assieme a mio padre, si sono ripetuti quello che avevano sentito. E sono rimasti lì".

LE REAZIONI - "È una sentenza sbalorditiva e incomprensibile in diritto e nella valutazione dei fatti", ha commentato l'avvocato Marcello Petrelli, difensore di Franco Barberi. "Una sentenza che - ha aggiunto - non potrà che essere oggetto di profonda valutazione in appello". Si è detto invece "avvilito, disperato" Enzo Boschi, ex presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). "Pensavo di essere assolto - ha aggiunto - ancora non capisco di cosa sono accusato". "Mi ritengo innocente di fronte a Dio e agli uomini", ha aggiunto Bernardo De Bernardinis, ex vicecapo della Protezione civile e attuale presidente dell'Ispra. "La mia vita da domani cambierà, ma se saranno dimostrate le mie responsabilità in tutti i gradi di giudizio - ha aggiunto - le accetterò fino in fondo".
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Terremoto L'Aquila: sei anni ai membri della Commissione grandi rischi

Today è in caricamento