rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Diritti Gay

No a nozze gay del consiglio di Stato, le associazioni accusano: "Uno dei giudici è di parte"

A poche ore dall'arrivo della sentenza che nega la trascrizione dei matrimoni gay nei registri comunali, scatta la polemica. Dito puntato contro uno dei giudici del consiglio di Stato: "Lui sta con le 'Sentinelle in piedi'"

Dopo poche ore dall'arrivo della sentenza del consiglio di Stato sulle trascrizioni dei matrimoni omosessuali, la polemica si scatena senza colpo ferire. Le reazioni sono subito nette, anche da parte di chi rappresenta le istituzioni. Il primo è il ministro degli Interni Angelino Alfano, che affida al suo account Twitter un commento da "vincitore":


Poi arriva l'accusa della Rete Lenford, associazione di avvocati per i diritti lgbti che se la prende con Carlo Deodato, uno dei giudici del consiglio di Stato: dal suo account Twitter sono stati ritwittati proclami delle "Sentinelle in piedi", notoriamente schierate contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso e contrarie al ddl Cirinnà sulle unioni civili. Per Rete Lenford, basta dare una rapida scorsa al profilo del giudice per leggere tweet antigender, con diversi post provenienti da associazioni prolife e testate cattoliche chiaramente schierate contro le unioni gay e in difesa della famiglia di impianto tradizionale. 

Il giudice ritwitta le associazioni anti-gender | Foto da Twitter

Deodato è stato eletto nel consiglio di Stato nel 2001 e poi con il governo Letta ha assunto diversi incarichi per uffici legislativi e gabinetti di diversi ministeri, come spiega in un articolo di Repubblica.it. La replica da parte del giudice non si è fatto attendere: "Ho solo applicato la legge in modo a-ideologico e rigoroso, lasciando fuori le convinzioni personali, che non hanno avuto alcuna influenza". 

Ma l'accusa dei legali di Rete Lenford non punta il dito solo contro di lui: "L'articolo 115 del codice civile ha un contenuto differente da quello che sostiene il consiglio di Stato. Esso fa espressamente riferimento solo e soltanto agli articoli del codice sulla maggiore età, sulla libertà di stato e sui gradi di parentela e affinità per poter contrarre matrimonio. Se sono soddisfatti i predetti requisiti, il cittadino italiano può contrarre matrimonio all'estero". Per queste ragioni l'interpretazione sarebbe errata. L'analisi dettagliata dell'associazione arriva a sostenere che "la sentenza si pone in aperto contrasto con le pronunce della corte di Cassazione sulla validità dei matrimoni contratti all’estero".


 

A infuocare ulteriormente la polemica c'è il commento di Arcigay, affidato alle parole del presidente Flavio Romani: 

Nelle motivazioni si percepisce una resistenza culturale, e poi giuridica, a considerare le coppie di gay e di lesbiche al pari di tutte le altre. La sentenza, insomma, ha un retrogusto pilatesco, perché tenta di deresponsabilizzarsi rispetto a un tema cruciale; nel contempo però i giudici non dimenticano di sottolineare che è la politica a essere la grande latitante e a non permettere al nostro Paese il passo avanti che renderebbe insindacabile il riconoscimento delle coppie formate da persone dello stesso sesso
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

No a nozze gay del consiglio di Stato, le associazioni accusano: "Uno dei giudici è di parte"

Today è in caricamento