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Giovedì, 25 Aprile 2024
CRONACA

Corigliano Calabro: omicidio efferato per questioni di droga

Avviate le indagini, gli inquirenti vogliono ricostruire i fatti che hanno portato all'efferato omicidio di Giuseppe Iannicelli, della sua compagna e di suo nipote, il piccolo Nicola. Reati legati alla droga, 'ndrangheta e tanta efferatezza

Era già stata denunciata la scomparsa delle tre vittime della tragedia di Carigliano Calabro. L'allarme è stato dato subito perché Giuseppe Iannicelli, una delle vittime, è sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con l’obbligo di stare a casa dalle 8 di sera alle 8 di mattina. Il figlio dell'uomo, nello stesso pomeriggio di venerdì, ha presentato una formale denuncia di scomparsa dei tre congiunti. Subito dopo la denuncia i militari hanno iniziato le ricerche su tutto il territorio di loro competenza allertando anche altre stazioni di carabinieri del circondario e non.

Poi il ritrovamento. Tre corpi carbonizzati nella vettura: Giuseppe Iannicelli, di 52 anni, di Cassano allo Jonio, una giovane donna marocchina, Ibtissam Touss, e il nipote dell’uomo, Nicola Campolongo di soli tre anni che gli era in affidamento visto che la mamma si trova ristretta nella sezione femminile del carcere di Castrovillari, in provincia di Cosenza.

Giuseppe doveva incontrare qualcuno, probabilmente saldare un debito con la 'ndrangheta, spiegare che quei soldi non li aveva. Rischiava e sapeva di rischiare, per questo all’appuntamento non era andato solo. Con la giovane compagna e il nipotino di 3 anni pensava di avere delle garanzie: non faranno del male a un innocente.

La ricostruzione dei fatti è in corso ma si pensa che i tre siano stati uccisi prima di essere carbonizzati. Giuseppe Iannicelli sarebbe uscito dalla macchina per primo, sarebbe stato freddato quando era fuori dall’abitacolo. Poi le pallottole alla donna e infine a Nicola seduto nel sedile posteriore della Fiat Punto, nel suo seggiolino. Chi ha sparato ha spostato la macchina con i cadaveri. Ha sistemato Giuseppe nel cofano e lì l’hanno trovato le forze dell'ordine, grazie alla segnalazione di un cacciatore, che passava da quelle parti alla ricerca di selvaggina.

L’auto era in campagna, lontano da occhi indiscreti. Con la macchina messa a ferro e fuoco si sperava di cancellare l'identità delle vittime. Sono rimasti solo tre scheletri e sarà l’esame del Dna a dare le giuste identità con certezza scientifica. Ma con la morte di Nicola Campolongo, di 3 anni, la 'ndrangheta viola il codice 'etico' mafioso: i bambini non si toccano.

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