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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Coronavirus, l'abbraccio di Mattarella a Bergamo: "Qui il cuore dell'Italia ferita"

"Bergamo rappresenta l’intera Italia, il cuore della Repubblica, che si inchina - ha detto il Capo dello Stato- davanti alle migliaia di donne e uomini uccisi da una malattia, ancora in larga parte sconosciuta e che continua a minacciare il mondo, dopo averlo costretto, improvvisamente, a fermarsi o, comunque, a rallentare le sue attività"

A Bergamo "c'è l'Italia che ha sofferto, che è stata ferita, che ha pianto. E che, volendo riprendere appieno i ritmi della vita, sa di non poter dimenticare quanto è avvenuto": lo ha detto a Bergamo Sergio Mattarella.

Un minuto di silenzio è stato osservato dall'orchestra prima dell’esecuzione della messa di Requiem di Donizetti, a Bergamo, alla quale ha partecipato ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per offrire il primo omaggio alle vittime del Covid. Un funerale collettivo, un pensiero, una preghiera per tutte quelle persone che un funerale non hanno potuto averlo.

Ad assistere al concerto 243 sindaci di tutta la Bergamasca, i rappresentanti degli operatori sanitari e alcuni famigliari delle vittime, un pubblico ristretto per via delle misure di sicurezza. Il presidente della Repubblica, accompagnato dal sindaco di Bergamo, Giorgio Gori e dal governatore lombardo, Attilio Fontana ha percorso il viale che porta alla chiesa di Ognissanti, la stessa che nel marzo scorso ha accolto le bare delle vittime attendendo il convoglio militare.

"Qui a Bergamo, questa sera, c’è l’Italia che ha sofferto, che è stata ferita, che ha pianto. E che, volendo riprendere appieno i ritmi della vita, sa di non poter dimenticare quanto è avvenuto. La mia partecipazione vuole testimoniare la vicinanza della Repubblica ai cittadini di questa terra così duramente colpita", ha detto Mattarella. "Bergamo, oggi, rappresenta l’intera Italia, il cuore della Repubblica, che si inchina -ha proseguito il Capo dello Stato- davanti alle migliaia di donne e uomini uccisi da una malattia, ancora in larga parte sconosciuta e che continua a minacciare il mondo, dopo averlo costretto, improvvisamente, a fermarsi o, comunque, a rallentare le sue attività".

"Oggi -ha detto ancora il Presidente della Repubblica- ci ritroviamo qui per ricordare. Per fare memoria dei tanti che non ci sono più. Del lutto che ha toccato tante famiglie, lasciando nelle nostre comunità un vuoto che niente potrà colmare. Il destino di tante persone e delle loro famiglie è cambiato all’improvviso. Vite e affetti strappati, spesso senza un ultimo abbraccio, senza l’ultimo saluto, senza poter stringere la mano di un familiare". "Tutti conserviamo nel pensiero immagini che sarà impossibile dimenticare. Cronache di un dolore che hanno toccato la coscienza e la sensibilità di tutto il Paese, ma che, per chi le ha vissute personalmente, rappresentano cicatrici indelebili".

"Questi mesi, contrassegnati da tanta, intensa, tristezza, ci hanno certamente cambiato. Hanno in larga misura modulato diversamente le nostre esistenze, le nostre relazioni, le nostre abitudini. Dire che, d’ora in poi, la nostra vita non sarà come prima non è la ripetizione di un luogo comune", ha sottolineato Mattarella. "Non sarà come prima -ha aggiunto- perché ci mancheranno persone care, amici, colleghi. Non sarà come prima perché la sofferenza collettiva, che all’improvviso abbiamo attraversato ha certamente inciso, nella vita di ciascuno, sul modo in cui si guarda alla realtà. Sulle priorità, sull’ordine di valore attribuito alle cose, sull’importanza di sentirsi responsabili gli uni degli altri". "Fare memoria significa anzitutto ricordare i nostri morti e significa anche assumere piena consapevolezza di quel che è accaduto. Senza cedere alla tentazione illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima".

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