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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Emergenza scuole: "Una su tre a rischio crollo e i genitori pagano"

Dopo il caso di Ostuni torna la polemica sull'edilizia scolastica ma non è la prima volta che la vita dei più piccoli viene messa a repentaglio. I finanziamenti per mettere a posto gli edifici non ci sono e a tenere in piedi la scuola pubblica sono i soldi dei genitori

Almeno due bambini sono rimasti feriti a Ostuni (Brindisi) dopo il crollo del solaio nella scuola elementare 'Enrico Pessina', nel centro del paese. Tra i feriti c'è anche un'insegnante e tutte le vittime sono finite in ospedale. Sull'episodio è già polemica: il Movimento 5 Stelle ha subito attaccato il governo, con le parole del deputato Danilo Tonelli su Twitter.
 


Il deputato grillino si riferisce ai vincoli imposti dalla legge di stabilità: "Stando ai parametri europei non riqualificheremo mai le scuole - ci dice Toninelli al telefono - I soldi necessari per farlo non possono essere spesi a causa dell'articolo 81 della Costituzione, che ha introdotto il pareggio di bilancio. Ci sono problemi strutturali che possono essere affrontati con una politica economica espansiva. Per mettere a posto le scuole devi spendere. Così non ci possiamo muovere e per questo le scuole sopravvivono con i contributi volontari dei genitori". 

Anche da Sel non sono mancati gli attacchi al governo: secondo Arturo Scotto e Giulio Marcon dal Documento di Economia e finanza (Def) sarebbero scomparsi 489 milioni destinati all'edilizia scolastica, nonostante sin dal suo insediamento, il governo aveva assicurato che la #buonascuola sarebbe stata una delle priorità. Ad attaccare Miur e Renzi ci sono anche gli studenti di Brindisi: "Il taglio in extremis di questi 489 milioni denotano la poca serietà con la quale questo governo sta affrontando la profonda crisi che da anni vive la scuola pubblica italiana a partire dall'edilizia scolastica. Vogliamo luoghi sicuri dove poter studiare e crescere, non più rischi all'interno delle nostre scuole", ha commentato Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete Studenti Medi.

RISTRUTTURATA DA POCO - L'istituto 'Pessina' era stato inaugurato nel gennaio 2015 da sindaco e assessore alla scuola. Era stato lui ad assicurare che l'edificio era pronto per accogliere i bambini e dare avvio alle lezioni: "La scuola adesso è completamente funzionante. Verrà effettuato qualche piccolo aggiustamento in corso d'opera, senza nessun aggravio sulla conduzione dell'attività didattica" aveva dichiarato pubblicamente l'assessore alla scuola l'architetto Paolo Pinna. 

Ostuni, crolla il soffitto di una scuola elementare

Intanto la giunta comunale si è affrettata a convocare una conferenza stampa in cui ha parlato il sindaco Gianfranco Coppola: "La scuola è rimasta chiusa per anni, per lavori di ristrutturazione, almeno dal 2010. Sono stati effettuati i rifacimenti dei solai al piano superiore e gli intonaci al piano terra, dove c'è l'aula in cui si è verificato il crollo. Ho disposto, appena saputo del fatto un'ordinanza che impone lo stop alle lezioni fino a data da destinarsi. Ma c'è chi sta strumentalizzando l'accaduto per fare sciacallaggio a fini elettorali". Per quei lavori erano stati spesi un milione e 300mila euro. Intanto le lezioni andranno avanti in altri edifici. 

SCUOLA CHE CADE A PEZZI -  Già l'otto gennaio 2015 si contava una scuola a pezzi, il cui tetto crollando aveva ferito sette bambini. L'allarme edilizia scolastica era stato rilanciato più volte nel 2014 tanto che dal ministero dell'Istruzione, dopo 18 anni, avevano deciso di riattivare l'Osservatorio sull'edilizia scolastica, che non si riuniva dal 1998. Nel famoso decreto "Milleproroghe", approvato il 31 dicembre 2014, diversi erano i punti in cui il tema dell'edilizia scolastica viene affrontato: prorogata dal 30 aprile al 30 dicembre 2015 la scadenza entro cui gli enti locali dovevano affidare i lavori di messa in sicurezza e riqualificazione degli edifici, per poter beneficiare dei finanziamenti statali previsti da decreto Fare (DL n. 69/2013). La cifra è intorno ai a 150 milioni di euro. 

Milano: crolla intonaco in una scuola, sette bambini feriti | Foto Infophoto

L'EMERGENZA SULLE SPALLE DEI GENITORI - Per risolvere quella quest'emergenza nazionale "così grave da mettere a repentaglio la vita dei nostri figli" i 692 interventi previsti dal Decreto del fare non sarebbero sufficienti. Secondo il rapporto annuale "Sicurezza, qualità ed accessibilità a scuola" dell'associazione Cittadinanattiva per risolvere l'emergenza e una serie di problemi strutturali servirebbero "almeno dieci anni". Ovviamente se si parla di salute dei più piccoli i primi ad attivarsi sono i genitori: l'associazione stima che ogni anno 390 milioni di euro sono il loro contributo volontario alle scuole, tra donazioni i materiali didattici, strumenti tecnologici e investimento di tempo per piccoli interventi di manutenzione e condivisione delle capacità professionali.

Anche il report stilato dall'associazione è affidato ai volontari, visto che non esiste "un'anagrafe per l'edilizia scolastica": "Nel 96, dopo la legge Masini che istituiva l'osservatorio venivano previsti finanziamenti e criteri per distribuire fondi ma c'era alla base l'idea di individuare le situazioni più gravi e farne una mappatura oggettiva per capire l'entità dei finanziamenti. Era la famosa "anagrafe". Ma questa modalità è durata poco: con l'avvicendarsi dei diversi governi si è proceduto in modo molto contraddittorio. Non c'era continuità ai fondi erogati e alcuni comuni e province aprivano mutui per l'acquisto o manuntenzione che poi non venivano confermati l'anno dopo" spiega Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva. La manutenzione degli istituti scolastici non può rimanere in mano alla buona volontà di genitori e volontari: "I contributi volontari vanno a coprire per lo più le spese ordinarie e la piccola manutenzione. Per l'edilizia ci vuole l'intervento delle amministrazioni e del governo. Gli interventi in quei casi sono consistenti" continua Bizzarri.

Nel disegno di legge C-2994 del 2015 attualmente in discussione, all'articolo 20 si prevede uno stanziamento di 20 milioni di euro per le sole indagini diagnostiche di solai, tetti e soffitti: "E' il frutto di una nostra precisa richiesta: è quello uno dei punti più critici, basta guardare la cronaca. Solo con la prevenzione si possono risolvere certe situazioni, non certo con i contributi volontari dei genitori". 

MANI LEGATE DALLA CRISI - Inoltre con la crisi e le varie leggi di stabilità volute dalle politiche di spending review i comuni hanno meno possibilità di investire, così sono diminuiti anche i fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Così negli anni a venire meno è stata la manutenzione: "Sono mancati gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria che hanno portato a un deterioramento progressivo degli edifici" conclude Bizzarri.

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