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Venerdì, 29 Marzo 2024
DATAGATE

Datagate, l'America spiava anche l'Italia

Le telecomunicazioni del Bel Paese sono state spiate dagli Stati Uniti, la difesa Usa: "Lo abbiamo fatto per la vostra sicurezza". Rabbia Garante: "Violati i principi fondamentali di riservatezza"

ROMA - La bomba l'ha fornita Le Monde: "Gli americani hanno spiato anche l'Europa". La miccia l'ha accesa Claudio Fava, componente Sel del Copasir: "La Nsa statunitense ha intercettato anche le telecomunicazioni italiani e i servizi di Roma ne erano a conoscenza". Il resto lo hanno fatto vari esponenti di governo e enti governativi con richieste di chiarezza in coro. 

Se è vero, come sostiene Fava, che i servizi italiani fossero a conoscenza delle intercettazioni americane non è dato sapersi, quel che è certo però, è che il Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, si è affrettato a precisare: "E' necessario che il governo accerti, con tutti gli strumenti utili, se la raccolta, l'utilizzo e la conservazione di informazioni relative alle comunicazione telefoniche e telematiche abbia coinvolto anche i cittadini italiani". 

A sensazione: se un Garante prende la briga di scrivere al presidente del Consiglio con un invito, tra le righe, a fare attenzione, qualcosa di vero dovrà pur esserci. E la "ingenua" confessione di John Inglis, vicedirettore dell'Agenzia americana per lo spionaggio elettronico sembra confermarlo. In un incontro con i membri del Copasir a Washington ai primi di ottobre, quando già l'Italia era convinta di essere ascoltata dal grande orecchio della Agenzia per la sicurezza nazionale Usa, Inglis spiegava: "Sappiate - diceva Inglis - che grazie al lavoro che facciamo qui abbiamo sventato cinquantaquattro attentati. Uno proprio in Italia, a Napoli, nel settembre del 2010". 

Il che tradotto suona più o meno così: "Si, è vero, vi spiamo ma lo facciamo per la vostra sicurezza". Giustificazioni o meno, però, Letta vuole vederci chiaro ed ecco perché oggi l'incontro con il segretario di Stato Usa, John Kerry, da tavolo per il trattato di pace in Israele si trasformerà in una sorta di vertice sul programma Prism e sul coinvolgimento dell'Italia in tutto ciò. Insomma, un po' il replay di quanto accaduto ieri a Parigi con Laurent Fabius, quando Kerry ha dovuto spiegare ai transalpini quanto di vero c'è nelle accuse di intercettazioni illegali

Intanto, si sprecano le dichiarazione di "avviso". "Per quanto riguarda l'Italia, non c'è alcuna novità - ha ricordato il presidente del Senato, Piero Grasso - Sul nostro territorio abbiamo una legge che va rispettata e che continueremo a fare rispettare". Sulla stessa lunghezza d'onda il Garante, Soro:"E' necessaria un'indispensabile operazione di trasparenza - ha auspicato - se confermate, tali condotte avrebbero primariamente violato i principi fondamentali in materia di riservatezza dei cittadini e reso evidenti le debolezze connesse alla sicurezza delle reti e dei sistemi informatici rilevanti sul piano nazionale". 

Ad essere spiati, nonostante le giustificazioni del generali Inglis e le parole del Garante, però, non sarebbero state solo comunicazioni "rilevanti sul piano nazionale". Nel grande orecchio americano, infatti, potrebbero essere finite tutte le comunicazioni personali che dall'Italia sono transitate, per ragioni tecniche o per l'architettura dei sistemi di comunicazioni, su "carrier" statunitensi. I dati in questione, chiamate Skype, e-mail, messaggistica gratuita per smartphone e navigazione in rete, sarebbero rimasti, così, nella disponibilità americana. Senza che gli italiani e il governo ne sapessero niente. Forse. 

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