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Venerdì, 19 Aprile 2024
Omicidi

Alatri, cosa sappiamo e cosa non torna sull'omicidio di Emanuele Morganti

Conosciamo antefatto e dinamica del delitto, manca un movente che spieghi un massacro così efferato. Intanto emergono nuovi dettagli su quella sera: "La lite è nata per una moneta da due euro". Domani Palmisani e Castagnacci interrogati dal Gip

Tutto è nato da una banale lite al bancone. Ma basta questo a dare un perché alla morte di un ragazzo di 20 anni, un ragazzo "per bene" - così è stato descritto dagli inquirenti - che non aveva mai dato fastidio a nessuno? Sono ancora tanti i tasselli mancanti nelle indagini sull'omicidio di Emanuele Morganti, il 20enne morto ad Alatri dopo un brutale pestaggio avvenuto fuori da un circolo Arci. A cominciare dal movente.

Cosa può aver scatenato un massacro così efferato? La cattiveria umana (come ha suggerito ai cronisti un parente di Emanuele), l’intento di "affermazione del proprio dominio sul territorio" (come sostengono gli investigatori), una sorta di delirio di onnipotenza causato dall’abuso di droghe e alcol (è una delle tante ipotesi di cui si parla nei talk show). Oppure c’è dell’altro? Perché Paolo Palmisani, 19 anni, e Mario Castagnacci, di 26, si sono accaniti con una tale ferocia contro un ragazzo con cui non c’erano mai stati screzi?

Gli stessi investigatori ammettono che "allo stato attuale non è possibile individuare con certezza il movente dell’aggressione". E allora riavvolgiamo il nastro e ricominciamo da capo. Dalle poche ma importanti certezze che sono emerse dalle indagini. Il motivo del litigio: di una banalità disarmante. Lo ha rivelato oggi al Corriere della Sera la barista del Mirò, Agnese Mannino.

La lite nel circolo Arci

Emanuele, racconta, "mi aveva chiesto quattro shot di Tequila. A un tratto si avvicina al bar un ragazzo (Memmo Paniccia, soprannominato l'albanese, da cui forse l'equivoco sulla nazionalità, ndr). Mi mostra 2 euro e mi chiede da bere. Dico che al massimo posso dargli una Lemonsoda. Vuole un cocktail. Dice di avere già speso cento euro". Pur di accontentarlo la barista si offre di preparagli un cocktail "molto diluito". È il prologo della tragedia. L’albanese inizia a spintonare Emanuele "per guadagnare il bancone". Tra i due vola qualche strattone. E si scatena il parapiglia. Emanuele viene raggiunto e forse picchiato dai buttafuori. Chiede spiegazioni, invano. Lo buttano fuori dal locale. 

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La dinamica dell'omicidio

Fuorì dal Mirò il 20enne viene accerchiato dai buttafuori e dai loro amici, tra cui due fratellastri di Alatri, Palmisani e Castagnacci, che lo schiaffeggiano a turno. Un buttafuori lo colpisce con un manganello. Nel frattempo Palmisani si è procurato una chiave per sbullonare le ruote. Emanuele fugge, poi torna indietro a cercare la sua ragazza. Quando gli altri lo vedono decidono di finirlo. Il 20enne viene preso a calci e pugni da una decina di persone. Poi cade in avanti, sbatte la testa contro una Skoda blu parcheggiata e si accascia esanime a terra. 

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L'arresto di Palmisani e Castagnacci

Sono nove le persone indagate per la morte di Emanuele, ma secondo gli inquirenti i colpi mortali sarebbero stati inferti da Palmisani e Castagnacci. Con quale arma? Anche su questo punto non ci sono certezze. Lo sbullonatore di cui parlano numerosi testimoni non è mai stato trovato. Qualche risposta potrà arrivare dall’autopsia sul corpo della vittima che verrà effettuata oggi a Roma dal professor Saverio Potenza, responsabile dell'Istituto di medicina legale di Tor Vergata. Domani, intanto, i due indagati compariranno davanti al gip Anna Maria Gavoni per essere sottoposti all'interrogatorio di garanzia. 

Chi sono i due arrestati

Mario Castagnacci  e Paolo Palmisani erano due personaggi molto temuti ad Alatri. Due "delinquenti di provincia", racconta oggi Repubblica, coinvolti nello spaccio di droga che aspiravano a "diventare banda". Su Instagram Palmisani si metteva in mostra impugnando una pistola con atteggiamenti da boss consumato. I due fratellastri, peraltro, sembra che non fossero neppure all’interno del circolo Arci quando è iniziata la rissa. E allora perché quella furia belluina contro Emanuele? L'unica spiegazione per gli inquirenti, scrive ancora Repubblica, "è quella di una famiglia che voleva imporre il proprio dominio sulla piazza. Gente di cui in quella zona i più hanno paura. E per farlo sfrutta la lite al "Mirò" e sceglie Emanuele come agnello sacrificale". 

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Fermato e rilasciato

Ma c’è un altro punto controverso nella vicenda che ha portato alla morte di Emanuele Morganti. Il giorno prima del delitto Mario Castagnacci è stato infatti fermato per il possesso di circa 30 dosi di hashish ma rilasciato il giorno dopo. Durante una successiva perquisizione in un appartamento che il 27enne divide con gli altri tre ragazzi in zona Pigneto, a Roma i carabinieri avrebbero trovato 300 dosi di cocaina, 150 di crack e 600 di hashish

Per il Gip, però, quella enorme quantità di droga non doveva essere spacciata ma era "destinata al consumo di gruppo". Così Castagnacci è stato rimesso in libertà. Pierantonio Zanettin, membro laico del Csm, ha chiesto oggi  "un approfondimento da parte del Consiglio Superiore della Magistratura" per "verificare la correttezza dell'iter". Secondo il consigliere, infatti, è  "è del tutto evidente che gli esiti tragici della vicenda non possono essere addebitati al magistrato che ha disposto la scarcerazione dello spacciatore, ma è altrettanto evidente che si sarebbero evitati, applicando canoni ermeneutici diversi e più rigorosi, in tema di spaccio di stupefacenti".

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