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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca giudiziaria

Escort e Ruby, i (nuovi) dolori di Silvio Berlusconi

Prostituzione minorile da una parte, giro di escort dall'altra: doppia grana giudiziaria per il Cavaliere. A Milano chiesta la conferma dei sette anni di carcere nel processo sul caso Ruby; richiesta di rinvio a giudizio da Bari

ROMA - Giornataccia, quella di ieri, per Silvio Berlusconi, con una doppia batosta giudiziaria. Prima il sostituto procuratore generale Piero De Petris ha chiesto la conferma dei sette anni di carcere per l'ex Cavaliere, imputato a Milano nel processo in appello sul caso Ruby, con le accuse di concussione e prostituzione minorile. Nel giro di pochi minuti è arrivata la tegola da Bari: qui i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per l'ex premier che avrebbe indotto a mentire l'imprenditore Gianpaolo Tarantini, pagandolo tramite il faccendiere Valter Lavitola affinché dicesse il falso.

RUBY RUBACUORI - Nel caso della marocchina spacciata per nipote di Mubarak, il pg ha spiegato che non c'è "ragione alcuna" per concedere all'ex premier le attenuanti generiche, sia "per i fatti di reato contestati, sia per il complessivo comportamento tenuto dall'imputato", sia per il precedente penale della condanna per il caso Mediaset. Secondo il sostituto pg, la severità della pena inflitta in primo grado "è innegabile, ma corretta". Per l'accusa "è certa l'attività di prostituzione della minorenne presso la residenza dell'allora presidente del Consiglio", dove circolavano le famose Olgettine. Il magistrato ha elencato una serie di intercettazioni e testimonianze che dimostrano, a suo dire, che Ruby tra settembre 2009 e maggio 2010 svolse attività di prostituzione anche ad Arcore.

IL CASO ESCORT - A Bari, invece, Berlusconi è accusato di induzione a mentire. Per il tramite del faccendiere napoletano Valter Lavitola avrebbe pagato l'imprenditore Gianpaolo Tarantini perché dicesse il falso sulle escort portate nelle sue residenze estive tra il 2008 e il 2009. L'udienza preliminare del processo a Berlusconi è destinata a iniziare il prossimo 14 novembre dinanzi al gup del tribunale di Bari Rosanna Depalo. Davanti ai pm baresi, Gianpaolo Tarantini ha sempre sostenuto che Berlusconi non sapeva che quelle donne fossero prostitute. Secondo i magistrati, invece, è emersa dagli atti la consapevolezza dell'allora capo del governo che si trattasse di escort.

Le indagini della procura, coordinate dal procuratore aggiunto Pasquale Drago, sono state avviate nell'ottobre 2011 sulla base degli atti inviati per competenza dal tribunale di Napoli. L'arresto di Lavitola, ex direttore dell'Avanti, fu il primo atto di un'inchiesta durata ben due anni. Nel corso degli accertamenti disposti dalla magistratura barese, Lavitola e Berlusconi sono stati interrogati (a maggio 2012 il primo, a maggio 2013 l'ex premier) e dopo la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato sentito, su richiesta dei difensori, anche l'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Stando agli atti dell'inchiesta, basati soprattutto su intercettazioni telefoniche, Tarantini avrebbe tentato di entrare in affari con la Protezione civile utilizzando proprio le conoscenze dell'ex premier.

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