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Venerdì, 29 Marzo 2024
Carceri

"Federico Perna morì per malore, non per violenze in cella"

Secondo il segretario del sindacato di polizia penitenziaria fino a ora sono state fatte illazioni "senza alcuna prova". Risponde l'avvocato della famiglia: "Ci sono ancora delle zone d'ombra, daremo battaglia"

La morte di Federico Perna, avvenuta nel carcere di Poggioreale, a Napoli, fu causata da arresto cardiaco e non ci sono segni riconducibili a percosse. Secondo la Procura di Napoli questa è questa la causa del decesso del giovane di Pomezia, morto l’8 novembre 2013 nel carcere di Poggioreale e detenuto nonostante le gravi patologie presentate: cirrosi epatica, epatite C, difese immunitarie compromesse e disturbi psichiatrici seri.

"Lo avevamo detto fin da subito. Cosa faranno e diranno ora tutti quelli che per settimane e mesi hanno accusato e linciato moralmente i Baschi Azzurri di Poggioreale? Bisogna restituire dignità e onorabilità ai poliziotti penitenziari al centro per mesi di accuse agghiaccianti senza alcuna prova. Ora si parli degli oltre 17 mila detenuti salvati dal suicidio in carcere dai Baschi Azzurri negli ultimi vent'anni. La polizia non ha nulla da nascondere" ha affermato Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).

"La perizia dovrà ora essere analizzata dal nostro medico. Dalle risultanze della perizia la causa della morte è dovuta all’occlusione di un’arteria, ma anche alla luce di questo aspetto stiamo formalizzando ulteriori quesiti da sottoporre al magistrato inquirente, per accertare le responsabilità” ci spiega l'avvocato Camillo Autieri, legale della madre di Federico, Nobilia Scafuro.

Ancora infatti bisogna fare luce su due segni sul cadavere a cui ancora non è stata data spiegazione: "Ad oggi la prima autopsia conferma che non ci sono lesioni ossee quindi che non ci sono state fratture - continua l'avvocato - non dà una giustificazione sanitaria in merito all'intervento immediato della morte. Poi ci sono due zone d'ombra per cui attendiamo la nuova autopsia: un'ustione e due ematomi rispettivamente sulla spalla e sul palmo della mano sinistra con supposta causa all'interno dell'istituto".

Per questo sono stati presentati due quesiti supplementari al magistrato che si occupa del caso: uno sull’incompatibilità con il regime carcerario e l'altro sull'aspetto di intervento sanitario. La madre di Federico, Nobilia scafuro, aveva denunciato subito che due referti redatti dai medici del carcere di Velletri e di quello di Secondigliano confermavano che le sue condizioni fisiche lo rendevano incompatibile con la detenzione.

Sul caso sono state presentate tre interrogazioni parlamentari all'ex ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri per chiedere un'indagine interna al penitenziario. "Beretta, il sottosegretario al ministero della Giustizia, rispondendo all'interrogazione parlamentare di Salvatore Micillo del M5s, ha detto che Federico era pericoloso. Io dico che era malato. Per loro era un tossico, per me è mio figlio - ci dice Nobilia Scafuro - non c'è rispetto per la dignità umana nelle carceri e l'esperienza di mio figlio lo dimostra: spesso è stato trasferito, nonostante le sue condizioni di salute. Lo hanno pure portato in carceri della Campania, come Poggioreale, quando per legge un detenuto dovrebbe stare nella regione di residenza, quindi nel suo caso nel Lazio. Federico è stato massacrato da un sistema, quello delle carceri".

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