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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Brescia

Arrestato l'ex boss Felice Maniero: picchiava la compagna

L'uomo che negli anni '80 era a capo della Mala del Brenta, soprannominato "Faccia d'angelo", è finito di nuovo in cella per aver picchiato la compagna a Brescia. Adesso si trova nel carcere di Bergamo

Felice Maniero, l'ex boss della Mala del Brenta, che viveva a Brescia con un nuovo nome, è stato arrestato nella mattina di venerdì 18 ottobre con l'accusa di maltrattamenti nei confronti della compagna.

Brescia, arrestato l'ex boss Felice Maniero

L'ordinanza di custodia autelare per 'Faccia d'angelo', soprannome di Maniero, è stata firmata giovedì dal gip di Brescia Luca Tringali e le manette sono scattate secondo il nuovo Codice Rosso, la legge introdotta ad agosto e che garantisce un canale privilegiato per le donne che subiscono violenza. Ora Maniero è in cella a Bergamo.

Felice Maniero in lacrime: "Non arrestatemi, fatelo per mia figlia"

E' scoppiato in lacrime davanti agli agenti della questura di Brescia che lo hanno ammanettato per portarlo nel carcere di Bergamo il boss della Mala del Brenta Felice Maniero. A rivelarlo è il Giornale di Brescia, secondo cui il primo pensiero del boss del Brenta, arrestato dopo la denuncia di maltrattamenti da parte della sua compagna, è andato alla figlia 18enne alla quale sarebbe molto legato. "Vi prego, non portatemi in cella. Fatelo per mia figlia" avrebbe detto.

Il passato di Felice Maniero

Nato il  2 settembre del 1954 a Campolongo Maggiore, in provincia di Venezia, 'Faccia d'angelo' è stato protagonista insieme alla sua banda di almeno 17 omicidi avvenuti in Veneto negli anni '80,  oltre a due rapine miliardarie ai danni del Casino' di Venezia e dell'aeroporto 'Marco Polo' di Tessera, dove era in partenza un carico di 170 chili d'oro. A queste vanno aggiunte anche alcune rocambolesche evasioni dalle carceri di Fossombrone e Padova.

Dopo la cattura avvenuta a Torino, nel 1995 divenne un collaboratore di giustizia. Maniero venne comunque condannato a 17 anni di reclusione: 11 anni per associazione per delinquere di stampo mafioso, con rapine, traffico di droga e sequestri, e 14 per sette omicidi, dei quali il boss ne ha riconosciuti solo cinque. Lo status di collaboratore gli è valso il vantaggio del cumulo delle pene. 

Dopo aver finito di scontare le sue pene nel 2010, grazie al pentimento e alla successiva collaborazione per aver fatto smantellare la sua organizzazione criminale, ha una nuova identità.

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