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Martedì, 19 Marzo 2024
Caso marò

Sciacalli sulla pelle dei marò: la figlia costretta a "scappare" da Facebook

Un profilo, falso, di Giulia Latorre chiama gli italiani in piazza. La vera figlia del marò, ricoverato per un'ischemia, smentisce su Facebook e si cancella dal social

ROMA - Ieri aveva usato Facebook per esprimere tutta la sua rabbia contro l'Italia "di m...". Oggi per denunciare, con la stessa rabbia, qualcuno che si stava divertendo a fingersi lei. La protagonista del giorno nel caso marò, suo malgrado, è ancora Giulia Latorre, la figlia di Massimiliano, il fuciliere trattenuto in India da due anni, con il collega Salvatore Girone, e ricoverato da domenica sera per un'ischemia cerebrale.

In mattinata da un profilo Facebook a suo nome, ma evidentemente falso, era partito un invito verso gli italiani a "scendere nelle piazze". "Gridate a voce alta - si legge nel post - che chi serve con onore la propria patria non deve mai essere lasciato solo! Liberate il mio papà - si conclude l'appello - l'onore dell'Italia è nelle vostre mani". Toni chiaramente diversi da quelli usati soltanto lunedì dalla Latorre che in un post aveva accusato l'Italia di aver abbandonato il padre. E, infatti, dopo qualche ora è arrivata - sempre via social - la smentita della diretta interessata. 

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"Come vi permettere a creare profili e pagine false su di me?" ha protestato la ragazza dal suo profilo, poi chiuso. E ancora: "Non sono io ad aver creato questo pagina. Chiunque veda cose del genere mi avvisi". Insomma, profilo falso e appello falso.

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Con buona pace di Gianni Alemanno che, anche lui su Facebook, aveva già annunciato che Fratelli d'Italia e Alleanza nazionale avrebbero partecipato alla marcia in piazza per la liberazione dei due marò. 

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Nulla di falso, invece, nell'iniziativa della Lazio che la prossima giornata di campionato scenderà in campo con un fiocchetto giallo sulla maglietta come simbolo di vicinanza ai due fucilieri italiani. "È un'iniziativa che facemmo già due anni fa - ha spiegato il presidente dei biancocelesti, Claudio Lotito - Sono stato il primo in Italia. Inizieremo la prossima settimana di campionato". 

"I due marò sono stati trattati come dei delinquenti comuni, in realtà non lo sono - ha attaccato il numero uno della Lazio - L'imputazione nei loro confronti è molto grave. Non tutti hanno il mio impegno per i marò? Io ritengo sia un obbligo civico"

"I marò - ha proseguito Lotito - sono stati seguiti, ma non tutelati al cento per cento, e la prova è che ancora non siamo riusciti a portarli a casa. Se fosse capitato a un altro Paese, per fare due esempi Israele e la Germania, probabilmente questo non sarebbe accaduto. Bisogna - ha concluso - risvegliare questo spirito patriottico, di comunione, perché chi difende le nostre istituzioni ha il diritto, nei contesti internazionali, di avere la certezza di essere tutelato e non soltanto dal punto di vista formale, ma anche sostanziale".

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