G8 Genova: "Chi era coinvolto nella tortura ha fatto carriera"
Il presidente del Pd attacca l'ex capo della polizia del 2001: assolto dalle accuse di istigazione alla falsa testimonianza, dopo i fatti di Genova ha fatto carriera. Ma dei coinvolti nel caso Diaz non è l'unico
All'indomani della sentenza della Corte di Strasburgo, arriva l'attacco del presidente del Pd Matteo Orfini. La sentenza della Corte europea per i Diritti umani ha qualificato il blitz alla scuola Diaz durante il G8 di Genova come "tortura", accogliendo il ricorso di Arnaldo Cestaro, uno dei 92 manifestanti picchiati e arrestati ingiustamente, che adesso verrà risarcito per i danni permanenti subìti durante il blitz. Orfini non usa mezze parole e affonda un colpo dal suo account Twitter nei confronti del presidente di Finmeccacnica Giovanni De Gennaro:
Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica.
— orfini (@orfini) 8 Aprile 2015
UNA GRAN CARRIERA - De Gennaro, capo della polizia ai tempi del G8, è stato pienamente assolto dalle accuse di istigazione alla falsa testimonianza nelle indagini inerenti ai fatti del G8 di Genova e in particolare i fatti della scuola Diaz. Ma le polemiche sulle sue nomine non si sono mai spente perché, dopo quei fatti, è salito al vertice dei servizi segreti, poi a palazzo Chigi con Mario Monti (come sottosegretario per la sicurezza della Repubblica), infine alla presidenza di Finmeccanica, dove è stato designato da Enrico Letta e confermato da Matteo Renzi.
Insomma dopo la "tortura" De Gennaro ha fatto carriera. E non è l'unico: molti dei personaggi implicati in quello che successe nella scuola di Genova hanno effettivamente fatto carriera negli anni. Lo spiega anche Simone Pieranni sulle pagine de Il Manifesto:
Durante i procedimenti i poliziotti a processo per l’irruzione nella scuola Diaz, hanno dato prova di grande "solidarietà" tra di loro. Alcuni hanno provedduto a "coprirsi", provando anche a modificare l’esito del procedimento, almeno secondo i pubblici ministeri di Genova. Nel frattempo le loro carriere progredivano o, nel peggiore dei casi, nulla accadeva.
In effetti dall'ex capo dell'Ucigos (Ufficio centrale per le investigazioni generali e per le operazioni speciali) Giovanni Luperi al direttore dello Sco (servizio centrale operativo della polizia di Stato) i massimi vertici delle forze dell'ordine in quei giorni hanno continuato a lavorare (nonostante i procedimenti penali in corso) e hanno fatto anche carriera.
LE CARRIERE DEGLI ALTRI - A gennaio del 2014 il tribunale di sorveglianza ha stabilito arresti domiciliari tre dei "super poliziotti" condannati per i fatti della Diaz: Francesco Gratteri, Spartaco Mortola e Giovanni Luperi.
Gratteri era nel 2001 capo dello Sco e fu riconosciuto nel 2006 durante una deposizione del processo per i fatti della Diaz da uno dei ragazzi che fu vittima del blitz. Gratteri fu promosso negli anni a capo dell’antiterrorimo italiano, poi questore a Bari, ed oggi è ai domiciliari. Mortola dirigeva la Digos nei giorni del G8. Nel 2004 fu il primo poliziotto a essere condannato e ritenuto responsabile di aver picchiato un minorenne. Lui fu rinviato a giudizio per i fatti della Diaz insieme ad altri 28 colleghi ma intanto era diventato questore di Alessandria e poi questore vicario di Torino: nel 2010 guidò le forze dell'ordine durante le manifestazioni NoTav in Val Susa. Luperi invece era capo dell'Ucigos e fu indagato. Promosso a capo del dipartimento analisi dell'Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna).