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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Morto Gillo Dorfles, critico d'arte e pittore: aveva 107 anni

E' spirato a Milano, la città in cui viveva da moltissimo tempo

Se ne è andato a 107 anni, dopo aver pensato e raccontato il mondo dell’arte contemporanea per decenni. Gillo Dorfles, triestino classe 1910, è morto a Milano dopo che le sue condizioni fisiche erano peggiorate improvvisamente. Il suo lavoro di critico dell’arte e del gusto più in generale ha informato per molti anni l’approccio scientifico alla materia, aprendo gli spazi a riflessioni, come quella sul kitsch, divenute poi delle vere e proprie pietre miliari.

Lucido e acuto ben oltre la soglia del secolo di vita, Dorfles ha continuato a lavorare, sia nelle vesti di critico e curatore, sia in quelle di artista, con una mostra di suoi disegni in Triennale a Milano ancora a inizio 2017. Nel suo celebre saggio “Le oscillazioni del gusto” del 1970, Dorfles, mostrandosi ancora una volta in anticipo sui tempi, ha affrontato i temi della tecnocrazia e del consumismo come elementi costitutivi dell’arte contemporanea, aprendo la strada non solo a eleborazioni teoriche, ma anche a una serie di pratiche artistiche che, con il passare degli anni, sono diventate centrali nello scenario dell’arte del presente.

Insegnò estetica nelle università di Milano, Cagliari e Trieste. Vincitore del Compasso d'Oro, è stato accademico onorario di Brera, a Milano, e dell'Albertina, a Torino. Contribuì considerevolmente allo sviluppo dell'estetita italiana a partire dal dopoguerra, a partire dal volume del 1952 "Discorso tecnico delle arti", e poi con "Il divenire delle arti" nel 1959 e "Nuovi riti, nuovi miti" nel 1965. Nella sua analisi Dorfles si è spesso soffermato sull'aspetto socio-antropologico dei fenomeni estetici e culturali. Scrisse monografie su artisti di varie epoche, da Durer a Feininger, da Bosch a Scialoja. Pubblicò poi due volumi sull'architettura ("Barocco nell'architettura moderna", "L'architettura moderna") e "Il disegno industriale e la sua estetica".

Nel 1995 contribuì al "Manifesto dell'antilibro", in cui espresse la valenza artistica e comunicativa dell'editoria di qualità. Nel 2008 pubblicò "Horror Pleni. La (in)civiltà del rumore", un volume molto critico sulla "scoria massmediatica" che, a suo dire, avrebbe di fatto soppiantato le attività culturali. Nel 2009, con "Arte e comunicazione", si occupò di cinema, fotografia e architettura. Tornò poi alla critica della società contemporanea e del consumismo con "Irritazioni, un'analisi del costume contemporaneo" (2010). Infine, sempre nel 2010, con "99+1 risposte" ripercorse gli incontri - durante la sua vita - con persone come Andy Warhol, Italo Svevo e altri.

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