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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Egitto

Giulio Regeni, l'Italia vuole la verità: "Scambiato per una spia"

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni chiede all'Egitto di collaborare: "Non ci accontenteremo di verità presunte, vogliamo che si individuino i reali responsabili, e che siano puniti in base alla legge"

L'Italia pretende la verità e non accetterà versioni di comodo sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore 28enne torturato e ucciso a Il Cairo, in Egitto. Per il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistato da Repubblica, non ci sono ragioni di realpolitik che tengano: i responsabili del delitto devono essere puniti.

"Non ci accontenteremo di verità presunte - dice Gentiloni - vogliamo che i reali responsabili siano individuati e puniti in base alla legge". "L'Egitto è un nostro partner strategico, con un ruolo fondamentale per la stabilizzazione della regione - ha aggiunto il titolare della Farnesina - L'Italia ha però il dovere di difendere i suoi cittadini".

Gentiloni precisa che "qui però ci troviamo di fronte a un problema diverso, cioè il dovere dell'Italia di difendere i suoi cittadini e pretendere che, quando essi sono vittima di crimini, i colpevoli vengano assicurati alla giustizia. Questo dovere vale tanto più nei rapporti con un Paese alleato come l'Egitto". Al quotidiano La Repubblica, il titolare della Farnesina ha inoltre affermato di aver "chiesto e ottenuto che a Il Cairo funzionari investigativi del Ros e della polizia possano partecipare alle indagini egiziane".

Giulio Regeni, ucciso al Cairo

Ieri l'ambasciatore italiano in Egitto, Maurizio Massari, ha detto la sua sulla morte del 28enne friulano: "Giulio Regeni è stato ucciso perché considerato una spia dagli egiziani".  Regeni sarebbe stato dunque un "sorvegliato speciale" per i suoi legami "stretti" con i soggetti del sindacato. Che il giovane italiano fosse un informatore dei servizi segreti, assunto dall'Aise, era una voce circolata anche nei giorni scorsi, e categoricamente smentita. Il diplomatico ha inoltre aggiunto che "sul corpo di Giulio c'erano inequivocabili segni di violenza, percosse e tortura".

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