Fece esplodere una palazzina per "rabbia da separazione": condannato all'ergastolo
Il Giudice per l'udienza preliminare Chiara Valori ha condannato all'ergastolo Giuseppe Pellicanò, l'uomo che il 12 giugno del 2016 fece esplodere una palazzina a Milano causando 3 morti e 3 feriti
È stato condannato all'ergastolo Giuseppe Pellicanò, pubblicitario di cinquantadue anni responsabile dell’esplosione in via Brioschi - avvenuta lo scorso 12 giugno - che era costata la vita alla moglie dello stesso Pellicanò e a due ragazzi che dormivano nella casa accanto.
Il giudice dell'udienza preliminare Chiara Valori lo ha riconosciuto colpevole dei reati di strage e devastazione. Con qualche modifica è stata accolta la richiesta del Pm Elio Ramondini che aveva chiesto le aggravanti per "aver agito per motivi abietti e futili", circostanza non riconosciuta dal tribunale. Per la devastazione è stata riconosciuta l'aggravante di aver "commesso il fatto in presenza o in danno" di minorenni. La difesa di Pellicanò, invece, aveva chiesto l'assoluzione: secondo i legali il pubblicitario "non aveva la volontà di uccidere". Non solo: secondo una loro perizia psichiatrica — contestata dalla procura e dalle parti civili — era emerso che Pellicanò fosse parzialmente incapace di intendere e di volere, perchè gravemente depresso. Il tribunale, tuttavia, non ha accolto questa tesi.
Il giudice dell'udienza preliminare Chiara Valori lo ha riconosciuto colpevole dei reati di strage e devastazione. Con qualche modifica è stata accolta la richiesta del Pm Elio Ramondini che aveva chiesto le aggravanti per "aver agito per motivi abietti e futili", circostanza non riconosciuta dal tribunale. Per la devastazione è stata riconosciuta l'aggravante di aver "commesso il fatto in presenza o in danno" di minorenni. La difesa di Pellicanò, invece, aveva chiesto l'assoluzione: secondo i legali il pubblicitario "non aveva la volontà di uccidere". Non solo: secondo una loro perizia psichiatrica — contestata dalla procura e dalle parti civili — era emerso che Pellicanò fosse parzialmente incapace di intendere e di volere, perchè gravemente depresso. Il tribunale, tuttavia, non ha accolto questa tesi.