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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso

"Gomorra", pizzo al clan per girare il film

I carabinieri di Torre Annunziata hanno arrestato tre persone: tra loro il proprietario di una delle case affittate dalla produzione per girare "Gomorra". I tre avrebbero estorto denaro alla Cattleya

NAPOLI - I camorristi veri chiedevano il pizzo ai camorristi finti. La realtà come la finzione televisiva. I carabinieri di Torre Annunziata, nel napoletano, hanno arrestato tre persone con l'accusa di estorsione aggravata dal metodo di intimidazione camorristica. Gli indagati avrebbero costretto la produzione della serie televisiva "Gomorra" - serie tv che ha svelato i "segreti" dei clan camorristici - a pagare il pizzo per l'uso di quella che durante le riprese è stata la casa della "famiglia Savastano"

Nell'ambito delle riprese televisive della serie 'Gomorra' avvenute nel corso del 2013, la societa di produzione Cattleya - ricostruiscono gli inquirenti nel comunicato - aveva individuato l'abitazione, di proprietà di uno degli arrestati, come location delle riprese. In particolare, l'immobile sarebbe stato utilizzato per ambientare la casa della "famiglia Savastano", protagonista della serie televisiva. In corrispettivo, la società di produzione aveva accettato di pagare all'uomo un canone complessivo di trentamila euro, da versare in cinque rate da seimila.

La prima rata era stata versata nel mese di marzo 2013, ma pochi giorni dopo - il quattro aprile - il proprietario era stato arrestato con l'accusa di di partecipazione ad associazione camorristica. Contemporaneamente - aggiunge la Dda di Napoli - gli era stato notificato il decreto di sequestro preventivo dell'abitazione, dove stavano per iniziare le riprese televisive.

Un sequestro che, nei fatti, non è mai avvenuto. Nel corso delle indagini - svolte essenzialmente attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali - gli inquirenti hanno infatti accertato che due familiari del proprietario - ora anche loro in cella - erano riusciti a mantenere rapporti con alcune persone della produzione, riuscendo a ottenere il pagamento di un'ulteriore rata, nonostante il canone dovesse essere pagato unicamente all'amministratore giudiziario. 

Il dodici giugno scorso, quando la vicenda era diventata di dominio pubblico, la Cattleya si era difesa parlando di "notizia già vecchia e già dimostratasi priva di fondamento". "Il proprietario di uno dei numerosissimi ambienti affittati per la produzione - si evidenziava nella nota diffusa nell’occasione - è stato arrestato prima dell’inizio delle riprese. Ci siamo rivolti alla magistratura che ci ha autorizzato a effettuare le lavorazioni e che ha chiesto che il pagamento fosse effettuato su un conto dedicato. Non c’è stato alcun tentativo estorsivo, che peraltro ovviamente non sarebbe stato subito".

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