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Giovedì, 25 Aprile 2024
Fisco

Evadere per sopravvivere non è reato: imprenditore assolto

I giudici di Milano hanno assolto un imprenditore che aveva evaso 180mila euro di Iva: "Non ha versato l'imposta a causa della difficile situazione economica dell'impresa", ha evaso per sopravvivere

MILANO - Fassina l'aveva sdoganata, "l'evasione non è sempre una questione morale". Befera l'aveva "spiegata", "si evade per sopravvivere". I giudici l'hanno accolta: l'evasione per crisi non è più reato. O almeno un grande passo in avanti in questa direzione è stato compiuto. 

Un imprenditore milanese, accusato di non avere pagato 180mila euro di Iva, è stato assolto dal gup di Milano, Carlo De Marchi. Il magistrato ha accolto la tesi della difesa, secondo la quale l'imputato "non ha versato l'imposta a causa della difficile situazione economica dell'impresa". L'uomo, titolare di un'azienda informatica, poi fallita, è stato così prosciolto perché "il fatto non costituisce reato", in quanto mancava la "volontà di omettere il versamento".

Tradotto: l'imprenditore non ha pagato l'Iva non perché non volesse ma semplicemente perché non aveva i soldi necessari per farlo. O, più semplicemente: ha dovuto evadere per sopravvivere. 

L'imprenditore, assistito dagli avvocati Luigi Giuliano Martino e Marco Petrone, era stato in un primo tempo condannato con decreto penale a 6 mesi di reclusione convertiti in una multa di oltre 40mila euro, dopo che era stata accertata la violazione, segnalata dall'Agenzia delle Entrate.

I suoi difensori, però, si sono opposti al decreto di condanna e hanno chiesto il processo con rito abbreviato per l'uomo. Il gup ha assolto l'imputato perché non ha ravvisato "l'elemento soggettivo del reato, vale a dire la volontà di omettere il versamento". La condotta dell'imprenditore "pur rendendolo inadempiente, non poteva aver rilevanza dal punto di vista penale". 

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