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Venerdì, 29 Marzo 2024
Caso Pantani

Pantani, un "Pirata" senza pace: tutte quelle prove distrutte

Il procuratore di Rimini aveva chiesto i reperti del corpo di Pantani per ripetere gli esami sul cadavere. Ma quelle prove sono state cancellate, bruciate. Con dei tempi che alimentano il giallo. L'unica risposta nel cadavere?

ROMA - Hanno buttato tutto. Il cuore, il fegato, i reni, i muscoli e tutto ciò che aveva permesso al perito di stabilire cosa uccise il "Pirata" in quella triste sera di un San Valentino di dieci anni fa. Tutto bruciato, incenerito: scomparso dall'ufficio "corpo del reato", una specie di archivio dove sono depositati i reperti dei vari casi. Ora in quegli scaffali, dove tutto è sistemato con ordine, alla voce "Pantani Marco" non c'è più nulla. La procedura, a norma di legge, è perfettamente regolare. Ma sui modi, e sui tempi, qualche dubbio resta. E sono dubbi che non aiutano a fare chiarezza sulla morte di Marco. 

Nella nuova inchiesta sul decesso del Pirata, con l'ipotesi di reato formulata di omicidio volontario, non sarà più possibile effettuare ulteriori esami sui reperti istologici prelevati sul cadavere del romagnolo e utilizzati al momento dell'autopsia, svolta nel 2004. La Procura di Rimini li aveva richiesti per metterli a disposizione del professor Tagliaro, incaricato dal procuratore capo Paolo Giovagnoli per una perizia che potrebbe essere decisiva nelle sorti delle indagini. Il nuovo perito - la prima analisi fu affidata al professor Giuseppe Fornu - in queste settimane ha già ricevuto diverso materiale utile al lavoro, compresi i test tossicologici, ma aveva chiesto di poter avere anche il materiale istologico prelevato dal corpo di Pantani subito dopo la morte. Dalla Procura, però, è arrivata la doccia gelata. Tutto distrutto. 

Sono stati gli stessi inquirenti, lunedì sera, a confermare l'indiscrezione. Chiarendo subito che la distruzione dei reperti è avvenuta secondo la legge. "La distruzione dei reperti anatomici è cosa prevista dal codice di procedura penale quando il processo è terminato. Così come in questo caso che si è arrivati dopo 10 anni ad una sentenza di Cassazione" si legge nella nota data all'Ansa. Qualcosa sui tempi, però, non torna. L'ultima sentenza del caso Pantani è del novembre 2011, la distruzione dei reperti è dell'aprile scorso. Perché questa fretta improvvisa?

Scrive la Gazzetta dello Sport:

La Cassazione aveva chiuso il caso Pantani nel novembre 2011 con l'assoluzione di Fabio Carlino, unico imputato rimasto dopo i vari patteggiamenti e altri proscioglimenti. Da allora, a nessuno era venuto in mente di dare corso alla procedura di smaltimento dei reperti riguardanti Pantani. Passano oltre due anni e, nella scorsa primavera, arriva l'accelerazione: tutto è distrutto. Sarà una coincidenza, ma questa decisione è arrivata dopo che l'avvocato Antonio De Rensis, legale della famiglia Pantani, aveva preso contatto con la Procura (settembre 2013) acquisendo i faldoni delle indagini e quelli successivi del processo. Allora, perché non aspettare ancora un po' dopo i quasi due anni e mezzo trascorsi senza muovere foglia? 

A questa domanda, probabilmente, nessuno potrà rispondere. La strada percorribile al momento sembra una: riesumare il cadavere e recuperare così, per la seconda, volta gli stessi reperti che sono stati distrutti. Il corpo di Marco, quello sì, dovrebbe essere ancora al suo posto. 

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