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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Litigio in aeroporto, Ingroia: "Non ero ubriaco, è disinformazione e io come Assange"

L'ex pm smonta le ricostruzioni su quanto sarebbe accaduto venerdì scorso allo scalo aeroportuale di Roissy, a Parigi, quando gli è stato impedito di imbarcarsi: "Banale litigio"

Non ci sta, smentisce tutto, con forza, e preannuncia querele. L'ex pm di Palermo Antonio Ingroia smonta le ricostruzioni su quanto sarebbe accaduto venerdì scorso allo scalo aeroportuale di Roissy, a Parigi, quando è stato allontanato e gli è stato impedito di imbarcarsi su un volo per cui aveva il biglietto, venendo così costretto ad attendere quello successivo.

Le voci su un suo presunto stato di ebbrezza avevano rapidamente fatto il giro del web e dei giornali. "Siamo qui per smentire le false notizie che sono state date sul mio conto. Uno dei problemi maggiori del nostro Paese è quello della disinformazione". A parlare, in un video postato su Facebook, seduto accanto alla moglie, è proprio Ingroia: "Io mi sono sempre battuto contro le false notizie e per la libertà di Julian Assange - dice Ingroia - E' ancora arrestato, è accusato in nome di una pretesa sicurezza dell’informazione mentre lui ha smascherato le menzogne del sistema".

Ingroia: "Nessuna ubriachezza, banale litigio"

"Nel mio piccolo anche io sono stato vittima dell’uso pretestuoso della sicurezza per false informazioni e false notizie - dice - quello che è successo è stato un banale litigio su un aereo. Il comandante dell’equipaggio di Air France ha detto che costituivo un pericolo per la sicurezza proprio come per Assange, così sono stato cacciato via", dice. "Si è detto che io sarei stato ubriaco, tutto falso - sottolinea - tutto quello che è uscito sui giornali è falso. A partire dal fatto che sono stato rispedito in Italia, come vedete non è vero. Sono in America Latina per lavoro. E addirittura hanno detto che ero così ubriaco che ero svenuto. Lo possono testimoniare pure i funzionari dell’ambasciata".

"Queste false notizie hanno campeggiato su molte prime pagine di giornali che saranno querelati. Ma per ora pensiamo alla Pasqua". Anche la moglie ha voluto aggiungere: "Cosa diranno adesso i giornali che hanno detto falsità? Non mi rivolgo a loro ma alle persone di buon cuore, ho fede nella verità e nella giustizia divina". E Ingroia aggiunge: "Si può avere giustizia anche dalla giustizia terrena".

''A proposito, non so se la pubblicazione di questa fake news proprio il giorno dell'anniversario della sentenza della Trattativa sia stato casuale - dice Ingroia al Fatto Quotidiano - Di certo ha ridato fiato ai nemici di quel processo, come Vittorio Sgarbi, che ne hanno approfittato per accanirsi contro di me. Stiano tranquilli, non mi spaventerò per così poco: le mie battaglie per verità e giustizia sui casi Manca e Vassallo, sulla 'ndrangheta stragista e la Trattativa in Italia, per Rafael Correa e Assange in America Latina e nel mondo, continueranno''. Ingroia spiega che "Parigi era uno scalo tecnico del mio viaggio transoceanico da Roma all'America Centrale, dove mi trovo ora e dove resterò per qualche giorno. Quindi non è vero, come hanno scritto i giornali, che stavo tornando in Italia e che sono stato impacchettato e rispedito in patria dopo essere quasi svenuto. A leggere certa disinformazione, forse strumentale, mi viene una battuta: più lontano sto dall'Europa, meglio sto".

"Ero stanco e alterato - prosegue Ingroia - Non un'alterazione alcolica, badi bene. Ero nervoso. Sveglia nella notte, uscita di casa alle 4 e mezza del mattino, volo Roma-Parigi all'alba, poi questo scalo tecnico, il primo ritardo, il secondo ritardo, finalmente l'imbarco alle 12.30, poi uno dell'equipaggio mi segnala che il mio posto era occupato, poi un'altra comunicazione di un ulteriore ritardo di un'ora al gate. Dopo aver compreso che il pranzo in aereo era saltato, vado al ristorante dell'aeroporto, mangio e bevo un paio di calici di vino. Torno all'imbarco per la seconda volta. Litigo di nuovo con lo steward sull'assegnazione del posto, io ritengo particolarmente grave la sua maleducazione e gli rispondo per le rime, alzo la voce". Abbiamo litigato "in francese", spiega ancora Ingroia.

"Il mio, forse, non correttissimo - continua - Lui ovviamente fa finta di non capire e assume un atteggiamento ulteriormente provocatorio, quando ormai siamo già dentro l'aereo. Invoco il comandante, chiedo il rispetto dei diritti del passeggero. Il comandante preferisce prendere le parti del suo steward. E io mi arrabbio di brutto. Il comandante mi dice che in quelle condizioni non può farmi partire. Mi dice che sono alterato, che ho bevuto. Io gli rispondo che ho bevuto solo un paio di bicchieri al pranzo che per colpa dei loro ritardi ho dovuto consumare in aeroporto. Ma lui insiste. Ed insisto anche io: 'Da qui non mi muovo'. E abbiamo chiamato la polizia".

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