Sulcis, trovato arsenico nell'acqua: "110 volte oltre il limite di legge"
La concentrazione di sostanze inquinanti e cancerogene presenti nelle acque di falda attorno al bacino dei fanghi rossi supera di molto i limiti imposti dalla legge. In questa zona della Sardegna le industrie hanno stretto un "patto scellerato" con la gente del posto: occupazione e benessere in cambio di mano libera nella devastazione ambientale
Nel Sulcis è sempre allarme inquinamento, e la notizia è davvero preoccupante. La concentrazione di sostanze inquinanti e cancerogene presenti nelle acque di falda attorno al bacino dei fanghi rossi supera di molto i limiti imposti dalla legge.
L'arsenico, soprattutto, è presente 110 volte in più del limite consentito. E qualche anno fa due chilometri a nord della zona industriale di Portovesme, in una falda vicino a Capo Altano, sono state rilevate tracce importanti di cloroformio.
Le acque di falda nell'area dei giganteschi bacini di raccolta dell'Eurallumina sono state analizzate dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).
I risultati sono finiti sulla scrivania del consulente tecnico Mario Manassero e le analisi, scrive l'Unione Sarda, sono state depositate il 12 aprile scorso agli atti dell'inchiesta sfociata nel processo all'amministratore delegato di una multinazionale di Portoscuso e al direttore dello stabilimento, accusati di disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti.
Nel bacino di Portoscuso c'è un'alta concentrazione di inquinanti: lo hanno rilevato senza possibilità di errore i piezometri installati a valle dei vasconi dei fanghi rossi tra aprile e settembre dell'anno scorso.
In quella che era una terra di vigne e pastori, e nel cui mare limpido lavoravano tanti pescatori, le industrie hanno stretto un "patto scellerato" con la gente del posto: occupazione e benessere in cambio di mano libera nella devastazione ambientale.