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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lotta all'Isis

Isis, parla il pugile arrestato: "Ma quale jihad, in Siria volevo aiutare i bambini"

Abderrahim Moutaharrik, il campione di kickboxing fermato con l'accusa di terrorismo internazionale, si difende: "Non farei mai del male a gente con cui sono cresciuto"

"Vedendo le immagini di quei bambini martoriati sono rimasto impressionato. E' vero, volevo andare in Siria, ma per aiutare la popolazione, non certo per combattere con l'Isis".

Si è difeso così Abderrahim Moutaharrik, il marocchino e campione di kickboxing arrestato giovedì scorso insieme ad altre 5 persone (compresi i due che si sono resi latitanti) con l'accusa di terrorismo internazionale.

Nell'interrogatorio di garanzia, nel carcere milanese di San Vittore davanti al Gip di Milano Manuela Cannavale e a Pm Enrico Pavone e Francesco Caiani, il presunto terrorista ha sostenuto di non avere fatto, da un punto di vista concreto, nulla di male. 

"Le cose che ho detto le ho dette per rabbia - avrebbe aggiungo il camoione di kickboxing - le guerre sono terribili e fanno più vittime tra chi non c’entra. Non mi farei mai saltare in aria, non farei mai del male a gente con cui sono cresciuto". 

D'accordo il suo legale, l'avvocato Francesco Pesce: "Dalle intercettazioni è emersa la sua volontà di andare in Siria - ha detto il legale al termine dell'interrogatorio - ma alla fine nulla sarebbe stato fatto".

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