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Martedì, 23 Aprile 2024
Carceri

Carceri: l'Italia di nuovo condannata dalla corte di Strasburgo

Un'altra sentenza e un'altra sanzione: lo Stato italiano dovrà risarcire Giovanni Castaldo, ennesimo detenuto che ha subito un "trattamento inumano e degradante"

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha di nuovo condannato l'Italia e ancora la condanna riguarda le carceri. Il fatto si riferisce alla sentenza di martedì 22 aprile, la numero 73869/10 che impone al nostro paese di risarcire un detenuto, Giovanni Castaldo, ristretto nella Casa circondariale di Bellizzi Irpino, in provincia di Avellino.

All'uomo sono state prestate cure mediche con ritardo e dopo diverse segnalazioni. Questo per Strasburgo equivale ad aver negato il diritto alla salute. Così lo Stato dovrà risarcire il detenuto con 25mila euro. Ancora una volta nelle carceri italiane si viola l'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo per trattamento inumano e degradante.

LA STORIA - Giovanni Castaldo è stato arrestato nel febbraio del 2009 e inizialmente era rinchiuso nel carcere di Poggioreale di Napoli. Dopo un breve periodo ai domiciliari viene ristretto presso il carcere di Bellizzi Irpino.Qui il detenuto ha fatto subito presente di essere stato sottoposto a un intervento chirurgico. Per la grave convalescenza, avrebbe dovuto essere collocato in una cella singola e avere la possibilità di lavarsi tutti i giorni. Tutto ciò non è avvenuto e la salute di Giovanni inizia a compromettersi fino ad avere dei risvolti psicologici: l'uomo arriva a tentare il suicidio più volte, la prima appena dopo un mese dall'arrivo nell'istituto penitenziario avellinese.

L'associazione Antigone e l'avvocato Cristiana Bianco hanno seguito il caso passo dopo passo: "Proprio sul tempo trascorso da questo primo tentativo di suicidio e l'inizio del ciclo di riabilitazione per risolvere i problemi di salute dello stesso che la Corte si è soffermata" sottolineano dall'associazione. I ritardi hanno infatti 'creato nell'uomo costanti sentimenti di ansia e inferiorità, sufficienti a costituire una umiliazione e il conseguente trattamento degradante previsto dall'articolo 3 della Convenzione' scrivono i giudici di Strasburgo.

“Ci auguriamo, in tal senso, che il percorso di riforme intrapreso non si fermi e che la qualità della vita penitenziaria migliori, partendo proprio dal diritto alla salute dei detenuti così che non si verifichino più casi di abbandono terapeutico” ha dichiarato il presidente nazionale di Antigone Patrizio Gonnella.  

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