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Venerdì, 29 Marzo 2024
Italiane rapite in Siria

Incubo finito, Greta e Vanessa sono in Italia: sei milioni di riscatto?

Le due cooperanti rapite lo scorso luglio in Siria sono atterrate alle quattro di giovedì notte a Ciampino. In questi mesi sono state nelle mani dei ribelli siriani, ma mai in quelle dei jihadisti dell'Isis. E' giallo riscatto: quanto e a chi è stato pagato?

ROMA - La faccia provata. Il cappuccio tirato sulla testa. I pantaloni neri e le scarpe da ginnastica bianche e rosse. Il velo e gli abiti islamici solo nei ricordi, negli incubi. E l'incubo di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due cooperanti italiane rapite in Siria a fine luglio dell'anno scorso, è finito alle quattro della notte tra giovedì e venerdì. Le due sono scese dal Falcon dell'Aeronautica militare alle 4.20, dopo tre ore di volo dalla Turchia. Ad attenderle sulla pista d'atterraggio dello scalo romano di Ciampino, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e naturalmente le loro famiglie. 

La svolta decisiva è arrivata giovedì, quando un tweet del governo ha annunciato la liberazione delle due volontarie lombarde. Ora resta da capire come e quando quella liberazione sia avvenuta. Il punto fermo dal quale partire è che Greta e Vanessa erano state rapite il trentuno luglio nel nord della Siria, fra Aleppo e Idlip. Nei mesi di detenzione sembra siano state nelle mani di Al Nusra, il ramo siriano di al Qaida, ma mai in quelle dei jihadisti dello Stato islamico. Il 31 dicembre scorso era stato diffuso un video in cui le due ragazze - impegnate in Medio Oriente con il progetto Horryaty - vestite con un chador nero, chiedevano aiuto al governo italiano e dicevano di rischiare di essere uccise. 

L'aiuto del governo italiano, evidentemente, è arrivato: puntuale e decisivo. Il governo, i servizi segreti e la Farnesina non hanno mai perso le speranze e non hanno mai interrotto i contatti con gli intermediari in Siria. L'ipotesi - "confessata" dagli stessi protagonisti del rapimento - è che per arrivare alla liberazione di Vanessa e Greta, l'Italia abbia dovuto sedersi al tavolo con i terroristi. E pagare. Scrive il Corriere della Sera

Lo scambio sarebbe avvenuto tra domenica e lunedì, dopo l’arrivo di un video che forniva la nuova prova in vita delle due ragazze rimaste prigioniere in Siria quasi sei mesi. Un filmato per sbloccare definitivamente la trattativa, con la consegna della contropartita ai sequestratori. Sembra esagerata la cifra di dodici milioni di dollari indicata dai ribelli al regime di Assad, ma un riscatto è stato certamente pagato, forse la metà. 

Una cifra che sarebbe stata versata nei giorni in cui i "jihadisti solitari" dell'Isis seminavano morte e terrore. Racconta ancora il Corsera

Il 7 gennaio i terroristi entrano in azione a Parigi, quattro giorni dopo arriva un nuovo video. Questa volta viaggia però su canali riservati. L’intenzione dei sequestratori sembra quella di alzare ulteriormente la posta, la replica dell’Italia è negativa. Si deve chiudere e bisogna farlo in fretta. 

E in effetti si chiude, e anche abbastanza rapidamente. Il governo italiano, naturalmente, nega di aver pagato un riscatto. Secondo la tv di Dubai "al Aan", invece, è certo che una contropartita sia stata offerta ai terroristi. L'incubo di Greta e Vanessa è finito, le polemiche sono appena cominciate. 

VIDEO | L'arrivo di Greta e Vanessa in Italia

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Vanessa e Greta, le due italiane rapite in Siria (Foto Facebook)

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